Le intolleranze alimentari condizionano il nostro metabolismo e gli stili di vita
Il nostro genoma, (l’insieme di geni che costituiscono il DNA) può presentare delle intolleranze geniche, in particolare al lattosio e al glutine. “Poiché vi è una base scientifica – sostiene il professor Galimberti – è estremamente importante fare delle indagini e verificare le intolleranze. Esistono dei geni responsabili della produzioni di enzimi necessari per la digestione di alimenti che contengono lattasi e glutine. Se il loro funzionamento non è corretto ecco che possono insorgere problemi legati alle intolleranze, che poi con gli anni si aggravano. Ciò –prosegue Galimberti – porta al cattivo assorbimento di determinati alimenti, aumento di peso dovuto anche a gonfiore e accumulo di liquidi”.
“Per cui individuare i punti deboli di un organismo permette di prendere provvedimenti più idonei“, sostiene Galimberti. “Valutare, infine, il proprio metabolismo grazie al DNA, e vedere in pratica che cosa lo riduce o lo condiziona, permette di stabilire delle strategie alimentari che si basano non solo su quanto si mangia ma anche su cosa si mangia, sugli orari dei pasti e sull’uso di eventuali integratori che, agendo in modo mirato, ne possono migliorare la funzionalità”.