Alla ricerca hanno preso parte 13 uomini e 194 donne di circa 55 anni
La ricerca – presentata a Milano e condotta in Usa, Canada, Francia, Brasile e Australia – ha analizzato 5.112 mila sessioni di trattamento con OnabotulinumtoxinA, su 207 pazienti che da almeno cinque anni si sottoponevano regolarmente al trattamento di bellezza. I partecipanti allo studio, 13 uomini e 194 donne, età media 55 anni circa, hanno iniziato a ricorrere al botulino intorno ai 46 anni. Sottoponendosi in media a 2 o più trattamenti all’anno, inclusi uno o più trattamenti per le rughe glabellari (quelle sulla fronte, tra le sopracciglia). L’86,2% dei pazienti si è dichiarato “soddisfatto” o “perlopiù soddisfatto”, e l’89,7% ha affermato di sembrare più giovane. Il valore medio della riduzione d’età percepita era di 5,8 anni ‘cancellati’ fra le persone in trattamento da 5 a 10 anni, di 6,9 anni in meno per quelli trattati da 10 a 15 anni, e di 7,2 anni in meno per ‘in cura’ da 15 a 20 anni. L’incidenza di eventi avversi è risultata dello 0,015% per singola sessione, risulta dallo studio.
Gli effetti indesiderati sono stati per la maggior parte di lieve entità e si sono risolti spontaneamente. Solo in due casi si sono verificati eventi avversi giudicati di grado severo (asimmetria e paresi labiale) in un unico paziente, a distanza di 3 anni e con risoluzione spontanea. Il numero di eventi avversi è andato riducendosi nel tempo, registrando una diminuzione del 50% tra il primo e il secondo anno di trattamento (dal 31,7% del primo anno al 14,6% del secondo).
“Tra gli oltre 2.800 articoli pubblicati su riviste scientifiche e i quasi 80 trial clinici condotti – commenta Massimo Signorini, presidente di Aiteb (Associazione italiana terapia estetica botulino) – mancava uno studio che prendesse in considerazione il lungo termine. I risultati del lavoro confermano il profilo di sicurezza di questa specifica tossina botulinica di tipo A per fini estetici, anche su un periodo ampio. Elevato è il grado di soddisfazione registrato dai pazienti ed estremamente ridotti si sono rivelati gli effetti collaterali dei trattamenti”.
Durante l’incontro milanese, promosso da AITEB (associazione italiana terapia estetica botulino), è stata presentata anche una ricerca italiana che ha analizzato 35 studi condotti negli ultimi 12 anni, per un totale di quasi 9 mila pazienti 18-75enni. “Dopo una fase di studi che possiamo definire quasi pionieristici negli anni ’90 – spiega Maurizio Cavallini, socio fondatore di Aiteb e tra gli autori della metanalisi – siamo andati a considerare solo il nuovo millennio perché è dal 2000 che il botulino a fini estetici si è diffuso in modo massiccio: dati Asaps (American Society for Aesthetic Plastic Surgery) alla mano, l’incremento è stato di oltre il 300% negli Stati Uniti, con più di 4 milioni di
trattamenti effettuati”.
Negli studi esaminati sono state considerate le diverse tossine botuliniche disponibili e le zone di applicazione: oltre a quella glabellare, anche la parte alta del volto, le ‘zampe di gallina’ e la parte inferiore del viso. Per quanto riguarda la glabella, “la ptosi palpebrale (incapacità di aprire completamente la palpebra) ha un’incidenza del 2,5% circa ed è del tutto temporanea”, riporta Cavallini. Per le zampe di gallina e la fronte “l’effetto collaterale, operatore-dipendente, può essere l’abbassamento dell’arcata sopraccigliare. Alcuni pazienti hanno inoltre riferito un senso di peso della zona frontale, sempre reversibile spontaneamente e di breve durata”. Nella zona inferiore del volto “gli esiti estetici sono stati globalmente positivi, a fronte però di effetti collaterali un po’ più frequenti: un certo grado di asimmetria è riferito dal 7% circa dei
pazienti Anche questi effetti si sono rivelati essere del tutto temporanei. Tuttavia, l’uso del botulino in questi distretti dovrebbe essere praticato dai professionisti più esperti”. Chissà se i risultati di questo studio convinceranno sempre più pazienti a sottoporsi al trattamento di bellezza.