Situazioni e persone che non riusciamo a ‘digerire’ comportano ansia e disturbi
Ci dobbiamo confrontare con famiglie allargate, fatte da figli di precedenti matrimoni, ex coniugi, linee familiari diverse in cui è difficile conciliare culture, credenze e stili di vita. Inoltre mancano sempre di più i “grandi vecchi” a cui non viene riconosciuto il potente ruolo di mediazione, la capacità di sedare conflitti e di ristabilire equilibri. La terza età, al contrario, è quella che maggiormente conosce l’arte dell’adattamento. La “terapia familiare sistemica” ci dice che le famiglie sono un grande ‘campo di energia’ al cui interno si muovono le persone. Se pensiamo che ciascuno di noi è a sua volta regolato da flussi energetici, possiamo dire che quando tali energie sono in conflitto percepiamo un malessere che si riflette sul col corpo, argomento a cui la dottoressa Salvadori ha dedicato il volume: “Quattro passi con il sintomo: dal conflitto emotivo alle “parole nuove” del corpo” (Morlacchi editore) .
“Ecco allora che durante le occasioni d’incontro familiare percepiamo nettamente se in questo schema siamo in armonia o meno. I sintomi di questo messaggio della psiche sono tipici: tutti quelli gastrointestinali, e talora disturbi cutanei che fanno pensare ad un’allergia. Li attribuiamo spesso ad una alimentazione più pesante, abbondante, pensiamo di aver bevuto di più. In realtà esiste un filo diretto tra alcuni sintomi e le emozioni che vi soggiacciono, basta saperle interpretare. Sono le situazioni e le persone quello che non riusciamo a ‘digerire’. Coloro che si rivolgono a me, riavvolgendo il filo dei ricordi, collegano che i sintomi si verificano sempre quando c’è una persona in particolare o una determinata situazione, spesso molto antica, non risolta nel passato, “una ferita interiore” ancora aperta. Come possiamo evitare di stare male? Il rimedio di emergenza è ritirarsi per qualche minuto in un luogo tranquillo, sedersi con gambe e braccia rilassate, oppure stare in piedi, e portare l’attenzione sul respiro, facendo in modo che l’aria attraversi i tre livelli, pancia, diaframma e petto, immaginando di spingerla verso il basso, anche se all’inizio fa un po’ di fatica a scendere.
Dobbiamo sentire che tutto si espande e si ritrae. Nelle situazioni di profondo disagio emotivo, infatti, il respiro si accorcia, diventando incompleto, generando così un blocco energetico, che genera l’insorgenza della sintomatologia fisica. Focalizzarsi su se stessi anche solo per pochi minuti permette alle proprie energie vitali di ricominciare a fluire positivamente, così facendo si abbassa il livello di ansia e qualunque altro stato emotivo in atto.
Un semplice esercizio di respirazione può essere eseguito anche prima di uscire di casa: la respirazione profonda è infatti uno dei metodi più antichi per riequilibrare corpo, mente, spirito ed emozioni. Esiste un meccanismo di rinforzo automatico negativo che, quando siamo sotto tensione ci rende più inclini a reagire ad aggressioni anche minime, mentre se siamo rilassati percepiamo in maniera nettamente inferiore gli stimoli negativi”.