L’età media delle donne al primo parto è di 32,6 anni
Si riduce lievemente il ricorso al parto cesareo che passa dal 38% all’attuale 37,5%. Però ancora 38 mila bambini su 540 mila nascono in strutture che eseguono meno di 500 parti l’anno. E in più i ginecologi sono assillati dal contenzioso medico-legale che aumenta il ricorso alla medicina difensiva. Con la conseguenza di troppi esami prescritti spesso superflui che incrementano di 12 miliardi le spese a carico dell’interno servizio sanitario nazionale. Sono 33.700 le denunce contro i camici bianchi che nel 98,8% dei casi, finiscono in una bolla di sapone. Da ultimo, il ginecologo è una specie in via d’estinzione e nei prossimi 10 anni si rischi di avere le corsie sguarnite.
“Il 10% delle denunce contro i camici bianchi è a carico di noi ginecologi – afferma il prof. Vito Trojano, Presidente dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) -. Nella stragrande maggioranza delle volte i casi di presunta malasanità si risolvono con un’archiviazione e il 62,7% delle strutture sanitarie sono prive di assicurazione per colpa grave. Una possibile soluzione è stabilire un tetto massimo dei risarcimenti come già avviene per esempio negli Stati Uniti. L’Italia è l’unico Paese al mondo (insieme, solo per certi versi, a Polonia e Messico) in cui gli errori clinici sono perseguibili penalmente. Un’anomalia che rende sempre più difficile svolgere in tranquillità il nostro lavoro”.
E il futuro non si presenta roseo. “Secondo le nostre previsioni nel prossimo decennio mancheranno all’appello oltre 500 specialisti – avverte il prof. Massimo Moscarini Presidente dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI) -. É necessario che il Ministero dell’Istruzione preveda già dal prossimo anno accademico un aumento del numero di specializzandi in ginecologia ed ostetricia che, nell’aprile 2013, è stato solo di 211 nuovi studenti”.