L’iniziativa presentata oggi a Bruxelles. La “base” del progetto è al Neuromed di Pozzilli
Creato sotto l’egida della Regione Molise, Neurobiotech vede la sua “culla” nell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Neuromed di Pozzilli, primo promotore dell’iniziativa, con la partecipazione di strutture scientifiche ed accademiche di altissimo livello: l’Università del Molise, l’Università “La Sapienza”, l’Università “Tor Vergata” ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Sarà Neuromed a mettere immediatamente a disposizione le sue strutture e le sue competenze per creare una base di aggregazione sulla quale convergeranno tutte le realtà che vorranno far parte di questa nuova avventura scientifica.
Il concetto alla base di Neurobiotech è quello di una rete capace di aggregare soggetti anche molto diversi tra loro, ma tutti impegnati nell’innovazione. Ed i settori scelti per questa impresa, neuroscienze e biotecnologie, rappresentano una delle più affascinanti e difficili sfide che la scienza internazionale si trova ad affrontare oggi. Il primo passo dell’iniziativa sarà la creazione di un network virtuale. Centri di ricerca, università e industrie si aggregheranno per scambiare esperienze e conoscenze attraverso una fitta rete di comunicazioni e prevedendo anche lo scambio di ricercatori. Sarà la costruzione di una base culturale e operativa che aprirà la strada alla seconda fase, quando, attorno alle strutture messe a disposizione da Neuromed, nasceranno attività comuni, si creerà la cosiddetta “massa critica” di ricercatori, indispensabile nel panorama scientifico moderno, dove la carta vincente è rappresentata dall’unione di competenze molteplici e disparate.
“Partiamo da una base di grande know how che viene assicurata proprio dal Neuromed – ha detto Jacopo Meldolesi, Direttore Scientifico di Neurobiotech-. L’ambiente che questo istituto offre, già multidisciplinare per sua stessa natura, orientato alla ricerca traslazionale, è l’ideale per accogliere interessi provenienti da istituzioni molto diverse tra loro. Ma l’aspetto più importante è che il nostro approccio non sarà mai arrogante, qualcosa di già definito alla quale si può solo aderire. Al contrario, ciò che proponiamo è una vera compartecipazione, nella quale tutto viene deciso dai partner. Strategie di ricerca, idee per applicazioni pratiche, sviluppi tecnologici, tutti questi obiettivi verranno continuamente discussi e definiti in base alle competenze e alle aspirazioni di ciascuno dei soggetti del network”.
Naturalmente esistono diverse reti di centri di ricerca nel mondo. Ma per la maggior parte nascono attorno a finanziamenti oppure a progetti già definiti. Sono, in pratica, strumenti per sfruttare opportunità proposte dall’esterno. Non sarà questo il caso di Neurobiotech. I partner si assoceranno alla struttura in modo spontaneo, semplicemente perché hanno affinità scientifiche e voglia di metterle insieme per realizzare qualcosa. Le informazioni viaggeranno tra i diversi membri, i ricercatori faranno esperienze condivise, metodi e competenze verranno messi in comune. Questo permetterà alla rete di disegnare le proprie attività in funzione di un programma che sarà discusso e condiviso anno per anno. A quel punto i vari partner potranno decidere di accedere a finanziamenti, oppure di partecipare a progetti internazionali, secondo uno schema a geometria variabile. Ci saranno progetti che interesseranno solo una parte del network, altri che lo coinvolgeranno per intero. Ciò che conterà è che Neurobiotech, centrale di scambio e informazione costante, sarà capace di individuare, tra tutte le competenze esistenti nella sua rete, il minimo comune denominatore di interessi e ricerche comuni.
“Il nostro modello – ha continuato Meldolesi – è quello che viene definito “bottom up”. Non esistono direttive e progetti dall’alto: abbiamo conoscenze, abbiamo le strutture, abbiamo la capacità di creare una rete. Semplicemente invitiamo chi vuole lavorare in questa direzione ad unirsi a noi. E non vogliamo limitarci al solo mondo accademico o della ricerca. Esistono anche le imprese, soprattutto le piccole e medie, che hanno idee da sviluppare nei campi di studio che caratterizzano Neurobiotech. E’ a tutti questi soggetti che ci rivolgiamo”.
Così Neurobiotech, partendo da una base di competenze e di eccellenza garantite dai suoi componenti fondatori, ora lancia l’invito a tutte quelle strutture che vogliano aderire ad un grande progetto in cui la messa in comune di metodi e conoscenze, lo scambio di persone e idee, la progettualità condivisa, possano portare a soluzioni innovative per uno dei campi più promettenti della medicina: lo studio del cervello e delle sue patologie. E proprio in questo ambito, le biotecnologie, il secondo pilastro di Neurobiotech, giocheranno un ruolo fondamentale.
In dettaglio, l’attenzione del nuovo Polo di ricerca e innovazione sarà particolarmente focalizzata su temi di frontiera come biotecnologie d’avanguardia, cellule staminali, ingegneria tissutale e biologia cellulare, genomica ed oncogenomica, nanotecnologie e biomateriali, biomeccanica, robotica e human computer interface, neurodiagnostica ed imaging avanzato, telemedicina e telediagnosi, bioinformatica.
Ma Neurobiotech non si limiterà ad essere una struttura comune di ricerca e conoscenze. Le sue competenze saranno infatti messe a disposizione di strutture governative e organi politici sovranazionali, in modo da contribuire ad orientare le scelte di ricerca dei prossimi anni nel campo delle neuroscienze. E l’obiettivo più vicino è la creazione di un libro bianco durante il semestre di presidenza italiano dell’Unione Europea.
“Abbiamo già molte manifestazioni di interesse da parte di centri di ricerca internazionali – conclude Meldolesi – e siamo convinti che altre arriveranno molto rapidamente. L’invito è rivolto a tutti i soggetti impegnati nelle neuroscienze e nelle biotecnologie”.