Incontro promosso da Fidapa al centro culturale San Francesco
«Ricevere un servizio ottimo o eccellente è un diritto del cittadino – commenta il dott. Enzo Valtancoli, medico dell’U.O. di Anestesia-Rianimazione coordinatore del percorso del parto in analgesia epidurale – oggi, però, è fondamentale che anche lui dia il proprio contributo, attraverso una maggior partecipazione: il questionario mi è parso lo strumento migliore per instaurare un dialogo e consentire alle donne di farci sapere come valutano il parto senza dolore, in modo tale da poter poi eliminare eventuali disagi e far sì che vi siano solo benefici». Complessivamente, sono state 102 le madri interpellate, fra le quali 47 hanno scelto di partorire in analgesia; una metà dei questionari è stata distribuita in ospedale, l’altra dal Centro famiglie del Comune di Forlì. Le domande, suddivise in ventuno a risposta multipla e tre a risposta aperta, miravano ad accertare come le donne considerano le informazioni ricevute relativamente alle tecniche di analgesia farmacologica, in particolare se, a loro avviso, rischi, vantaggi, contro-indicazioni sono spiegati in maniera sufficientemente chiara; come valutano l’entità del dolore prima e dopo l’analgesia e se il sollievo procurato da quest’ultima consenta poi di partecipare attivamente al travaglio; e come giudicano l’esperienza vissuta, indicando suggerimenti e possibili miglioramenti. «Da un’analisi preliminare è emerso che la formazione al parto senza dolore è ritenuta generalmente adeguata, tuttavia, da alcune risposte fornite, abbiamo ricavato l’impressione che ci sia qualcosa da rivedere dal punto di vista dell’informazione, in quanto persistono preoccupazioni che non avrebbero ragione di esserci. Quanto al dolore, le 47 madri che hanno effettuato l’analgesia in epidurale hanno effettivamente evidenziato benefici: prima dell’epidurale il dolore era molto elevato, dopo è subentrata una sensazione di sollievo che ha permesso loro di concentrarsi sulle contrazioni e godersi il travaglio. Adesso, grazie alle indicazioni ricevute, lavoreremo per migliorare ulteriormente il servizio»
Un servizio che continua a incontrare il gradimento delle forlivesi. Nel 2012, il 19% delle partorienti, pari a 218 donne, ha optato per il parto in analgesia epidurale, servizio effettuato gratuitamente, 24 ore su 24, dall’U.O. di Ostetricia-Ginecologia in collaborazione con l’U.O. di Anestesia e Rianimazione. Nei primi sette mesi di quest’anno, sono state, invece, 102 le donne che hanno scelto tale metodica, mentre oltre il 90% è ricorso a tecniche di analgesia non farmacologica (supporto emotivo strutturato, continuità assistenziale, movimento e posizioni, immersione in acqua, massaggi e touch), anche in associazione a quella farmacologica.
Per quanto concerne le prime, il sostegno emotivo messo in atto dall’ostetrica consente di accompagnare la donna durante il travaglio, aiutandola ad affrontare e contenere il dolore; continuità assistenziale significa ricevere assistenza durante la gravidanza, il parto ed il puerperio (one to one) dallo stesso gruppo di ostetriche, mentre per quanto riguarda movimenti e posizioni, si tratta di utilizzare, durante il primo stadio ed il secondo stadio del travaglio, posizioni verticali (eretta, seduta, accovacciata) o laterali (compresa la carponi), in alternativa alla posizione convenzionale litotomica (sdraiata con le gambe piegate a 90° e con i talloni e le ginocchia sullo stesso piano). Ulteriori possibilità sono l’immersione del corpo in acqua calda ad una profondità che permetta di coprire l’addome o l’intero tronco fino al collo e il massaggio, ovvero la manipolazione intenzionale di parti del corpo (schiena, mani, piedi); infine, c’è il touch che comprende carezze, abbracci, tenuta della mano.
La pratica del parto in epidurale prevede, invece, la disponibilità, su chiamata, 24 ore su 24, nell’area di ostetricia, di un anestesista. Per la donna che scelga questo tipo di parto, il percorso è semplice. L’unica condizione, infatti, è partecipare all’incontro informativo mensile, organizzato in ospedale, durante il quale possono essere rivolte all’anestesista, al ginecologo, e alle ostetriche tutte le domande del caso. Quindi, è sufficiente richiedere la visita anestesiologica pre-partum almeno un mese prima della data prevista. A questo punto, in assenza di controindicazioni, sarà compito precipuo dell’ostetrica, il giorno del parto, allertare l’anestesista quando riterrà ci siano le condizioni per farlo.
I vantaggi di questa pratica sono molteplici, in primis controllo del dolore eccellente, e riduzione del consumo di ossigeno, con benefici per il bambino e un minor rischio di perfusione utero-placentale. Inoltre, in caso di taglio cesareo, la presenza – all’esterno della dura madre, ovvero la fascia vertebrale dove decorre il midollo spinale – del piccolo “catetere” posizionato per l’analgesia epidurale, permette di evitare il ricorso a più pericolose tecniche di anestesia generale. Le controindicazioni a tale pratica, per contro, sono estremamente limitate, e ridotte sono anche le complicanze, illustrate a colloquio e riportate nel consenso informato che la donna, intenzionata a ricorrere all’analgesia peridurale, deve firmare.