Il reflusso silente, noto anche come reflusso laringo-faringeo (LPR), è una forma subdola di reflusso gastroesofageo che spesso non si manifesta con i classici sintomi gastrici, come il bruciore di stomaco o il rigurgito. Ciò lo rende insidioso: chi ne soffre può sperimentare fastidi alle vie respiratorie superiori senza sospettare che la causa sia il reflusso. Un approccio consapevole, basato su conoscenze mediche aggiornate, può fare la differenza nella diagnosi precoce e nel trattamento efficace. In questo articolo esploreremo come riconoscere il reflusso silente attraverso i sintomi più spesso trascurati, la sua eziologia, come si arriva a una diagnosi e le strategie per gestirlo al meglio.
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Cosa significa reflusso silente
Il reflusso silente si verifica quando il contenuto gastrico risale fino alla laringe e alla faringe, provocando irritazione delle mucose delle vie aeree superiori, senza colpire l’esofago con sintomi evidenti come pirosi o rigurgito. È una condizione spesso sconosciuta ai pazienti, che si associa nel tempo a disturbi orali, faringei, laringei e respiratori di difficile attribuzione.
Sintomi fuori dallo stomaco: dove si manifesta il reflusso silente
Il reflusso silente si presenta con segnali che riguardano la gola, la voce, le vie aeree e persino la cavità orale. Tra le manifestazioni più frequenti troviamo:
- Raucedine persistente o voce bassa.
- Sensazione di nodo in gola (globus pharyngeus), difficoltà a deglutire e bisogno continuo di schiarirsi la voce.
- Tosse cronica secca, irritazione costante della gola e sensazione di muco che scende dalla parte posteriore del naso.
- Gocciolamento retronasale, catarro e sapore amaro in bocca.
- Problemi respiratori come asma, bronchiti ricorrenti o peggiorate e difficoltà respiratorie.
- Manifestazioni odontoiatriche come erosioni dentali, carie e gengiviti, legate alla risalita di contenuto acido in bocca.
In sintesi, il reflusso silente può presentarsi con sintomi molto vari e spesso collegati a complicanze ORL o respiratorie, rendendo difficile il riconoscimento se non si considera la diagnosi di reflusso tra le possibili cause.
Perché i sintomi non riguardano lo stomaco
A differenza del reflusso gastroesofageo classico, dove l’acido irrita l’esofago causando dolore e bruciore, nel reflusso silente l’acido raggiunge zone più sensibili come la laringe e la faringe, scarsamente protette. Anche quantità minime di reflusso possono bastare a innescare infiammazione e irritazione.
Il meccanismo coinvolge disfunzioni degli sfinteri esofagei: un’ipotonia o malfunzionamento dello sfintere esofageo inferiore e talvolta anche di quello superiore permette all’acido di risalire fino alla gola. Questo comporta una risposta infiammatoria nelle vie aeree superiori, con sintomi spesso attribuiti ad allergie, virus o altre cause non correlate al reflusso.
Come si arriva alla diagnosi
Rivolgersi a un otorinolaringoiatra è fondamentale quando persiste uno o più sintomi quali raucedine, tosse cronica, nodo in gola o difficoltà respiratorie senza una spiegazione chiara.
Gli esami più usati includono:
- Laringoscopia flessibile, per visualizzare la laringe e rilevare segni di infiammazione.
- Gastroscopia e pH-metria (anche con impedenziometria multicanale), per quantificare il reflusso acido e verificarne l’estensione fino alla gola.
- Manometria esofagea, per analizzare la funzionalità degli sfinteri.
In alcuni casi si può avviare una terapia empirica: se i sintomi migliorano con gli inibitori di pompa protonica o altri farmaci, la diagnosi trova conferma attraverso la risposta positiva alla cura.
Rimedi e gestione del reflusso silente
Il trattamento è spesso multifattoriale, fondato su terapia medica e modifiche dello stile di vita.
Terapia farmacologica
- Inibitori di pompa protonica (IPP), come omeprazolo o lansoprazolo, per ridurre l’acidità gastrica.
- Antagonisti H₂, talvolta utili in sostituzione o associazione.
- Alginate, capaci di creare una barriera meccanica che impedisce la risalita dei succhi gastrici.
Cambiamenti nello stile di vita
Le strategie non farmacologiche hanno un ruolo fondamentale:
- Mangiare pasti più piccoli e frequenti, evitando le abbuffate.
- Limitare cibi irritanti come alimenti grassi, speziati, cioccolato, alcol, caffè e menta.
- Non sdraiarsi subito dopo i pasti e attendere almeno tre ore prima di coricarsi.
- Dormire con la testiera del letto rialzata o con un cuscino inclinato, preferibilmente sul fianco sinistro.
- Indossare abiti comodi che non comprimano l’addome.
- Smettere di fumare e limitare l’alcol, che favoriscono il reflusso rilassando gli sfinteri esofagei.
In casi resistenti
Quando la terapia farmacologica e le modifiche dello stile di vita non sono sufficienti, si possono considerare soluzioni chirurgiche o procedure innovative, come la fundoplicatio o l’impianto di dispositivi che rinforzano la barriera anti-reflusso.
Il reflusso silente è una condizione spesso sottovalutata: i sintomi possono non avere nulla a che vedere con lo stomaco, ma interessare voce, gola, respirazione o denti. Riconoscerli per tempo, adottare un corretto approccio diagnostico e combinare misure posturali, alimentari e terapeutiche può offrire sollievo e migliorare la qualità di vita. Se i tuoi disturbi persistono senza spiegazioni plausibili, considera la possibilità del reflusso silente e rivolgiti a uno specialista per una valutazione approfondita.