La manovra di Valsalva è una tecnica molto conosciuta sia in ambito medico sia tra chi pratica attività come immersioni, aviazione o sollevamento pesi. Nonostante sia semplice da eseguire, è importante comprenderne bene il funzionamento, i rischi e le condizioni in cui non va praticata. Analizziamo come si fa la manovra di Valsalva, perché viene utilizzata e quali sono le sue applicazioni cliniche.
Indice del contenuto
Che cos’è la manovra di Valsalva?
La manovra di Valsalva consiste in un aumento volontario della pressione intratoracica ottenuto espirando a glottide chiusa. In termini più semplici, si crea uno sforzo simile a quello che si fa quando si tenta di espirare trattenendo il respiro. Questo cambia temporaneamente la pressione all’interno del torace e dell’orecchio medio, influenzando il ritorno venoso al cuore e l’attività del sistema nervoso autonomo.
Il nome deriva dal medico Antonio Maria Valsalva, che nel XVII secolo descrisse l’uso di questa tecnica per liberare l’orecchio medio. Oggi trova impiego in diversi contesti, sia fisiologici sia clinici. Per questo conoscere come si fa la manovra di Valsalva è utile, a patto di essere consapevoli delle indicazioni corrette e delle possibili controindicazioni.

Come si fa la manovra di Valsalva?
Per capire correttamente come si fa la manovra di Valsalva, è essenziale tradurre i passaggi in un gesto semplice e controllato. La versione più comune prevede di inspirare profondamente, chiudere la bocca, pizzicare il naso e cercare di espirare senza lasciar uscire l’aria. Lo sforzo genera un aumento della pressione interna che può ripristinare l’equilibrio di pressione tra naso e orecchio medio o stimolare un riflesso cardiaco utile in alcuni casi.
È importante non esagerare con la forza e non prolungare eccessivamente lo sforzo. Un’esecuzione troppo intensa può infatti provocare capogiri, fastidi al petto o un brusco calo della frequenza cardiaca. Per questo motivo, anche se si tratta di una tecnica semplice, è sempre opportuno sapere come si fa la manovra di Valsalva nel modo più sicuro possibile.
In ambito non medico viene spesso eseguita per compensare la pressione nelle orecchie durante il decollo, l’atterraggio o un’immersione. In contesto clinico, invece, può essere richiesta da un cardiologo o un medico durante un esame strumentale.

La manovra di Valsalva è pericolosa?
Di per sé, la manovra di Valsalva non è pericolosa per la maggior parte delle persone in buona salute. Tuttavia, aumenta momentaneamente la pressione toracica e può influenzare il ritmo cardiaco, provocando un rapido calo della frequenza seguito da un aumento compensatorio. Per questo, se eseguita in modo scorretto o da persone con patologie cardiovascolari sottostanti, può rappresentare un rischio.
Per esempio, un’esecuzione troppo vigorosa può causare un calo di pressione improvviso con sensazione di vertigini. Inoltre, chi ha problemi cardiaci non diagnosticati potrebbe essere più sensibile alle variazioni del ritmo cardiaco indotte dal riflesso vagale. Sebbene sia una tecnica comunemente usata, è sempre utile ricordare che non va improvvisata né impiegata per trattare sintomi seri senza un consulto medico.

Quanto deve durare la manovra di Valsalva?
La durata corretta è breve: solitamente tra 10 e 15 secondi. Questo intervallo permette di ottenere l’effetto fisiologico desiderato senza sovraccaricare il sistema cardiovascolare. Prolungare l’espirazione forzata oltre il necessario può aumentare inutilmente la pressione intratoracica e far comparire sintomi come offuscamento visivo o debolezza improvvisa.
Chi desidera capire come si fa la manovra di Valsalva deve quindi sapere che non è il tempo a determinarne l’efficacia, ma la corretta esecuzione. In ambito medico, la durata può essere adattata in base alla valutazione del professionista che richiede la manovra.

Quando non fare la manovra di Valsalva?
Ci sono condizioni in cui la manovra andrebbe evitata. Le principali riguardano patologie cardiovascolari, problemi pressori o disturbi oculari per cui l’aumento della pressione interna potrebbe essere dannoso. Anche persone con infezioni all’orecchio o sinusiti possono aggravare la sintomatologia se tentano di compensare la pressione in modo scorretto.
Inoltre non va utilizzata per trattare sintomi che richiedono invece un intervento medico immediato, come dolore toracico, palpitazioni prolungate o vertigini inspiegabili. In questi casi eseguire la manovra senza supervisione potrebbe ritardare una diagnosi corretta.

Quale patologia può essere diagnosticata con la manovra di Valsalva?
La manovra di Valsalva è utilizzata come test in diversi ambiti diagnostici. In cardiologia aiuta a valutare la risposta del cuore e del sistema nervoso autonomo a variazioni controllate della pressione. Può essere utile, ad esempio, nel differenziare alcune forme di tachicardia sopraventricolare o nel valutare la funzionalità delle valvole cardiache durante esami ecocardiografici.
In otorinolaringoiatria può aiutare a identificare disfunzioni della tuba di Eustachio, mentre in radiologia viene talvolta richiesta durante esami dell’addome o del pavimento pelvico per osservare ernie, prolassi o altre alterazioni che diventano evidenti solo quando la pressione interna aumenta.
In tutti questi casi si tratta di una tecnica diagnostica eseguita sotto controllo medico, non di un gesto da ripetere autonomamente per cercare segni di malattia.