
L’estate dovrebbe essere il momento dell’anno in cui ricaricare le energie, rallentare il ritmo e concedersi una pausa dallo stress quotidiano. Eppure, sempre più persone faticano a staccarsi dallo smartphone anche sotto l’ombrellone. Il doomscrolling estivo, cioè la tendenza a scorrere in modo compulsivo notizie negative anche in vacanza, è un comportamento sempre più diffuso. Ma perché controllare continuamente le news sullo schermo del telefono in spiaggia può generare ancora più ansia rispetto al resto dell’anno?
In un’epoca dominata dall’informazione continua, il confine tra essere aggiornati e vivere in uno stato di allerta costante è diventato sempre più sottile. E durante l’estate, quando il corpo è in pausa ma la mente rimane iperconnessa, il rischio di sviluppare una vera e propria dipendenza da notizie aumenta.
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Cosa significa doomscrolling?
Il termine doomscrolling nasce dall’unione delle parole doom (rovina, sventura) e scrolling (scorrere, riferito allo scorrere sui social o nelle app di notizie). Indica il comportamento compulsivo di chi continua a leggere notizie negative, spesso senza rendersene conto, anche quando questo genera malessere emotivo.
Nato durante i primi mesi della pandemia di Covid-19, il fenomeno si è esteso ben oltre quell’emergenza, diventando una modalità ricorrente di consumo delle informazioni digitali. Le notizie su guerre, crisi climatiche, economia, cronaca nera e polemiche sociali alimentano un ciclo di ansia e allerta, da cui è difficile uscire. Il doomscrolling è spesso accompagnato da un senso di impotenza e di frustrazione, che può aggravarsi nei momenti di presunto relax, come le vacanze.

Quali sono le cause del doomscrolling?
A generare e alimentare il doomscrolling contribuiscono diversi fattori, a partire dal design stesso delle piattaforme digitali. I feed infiniti dei social media, le notifiche continue e gli algoritmi che privilegiano i contenuti ad alto impatto emotivo spingono l’utente a rimanere connesso, a cercare sempre più informazioni, soprattutto quando queste riguardano eventi tragici o potenzialmente pericolosi.
Ma non è solo colpa della tecnologia. L’ansia di controllo, la paura di perdersi qualcosa (FOMO) e l’illusione di essere più preparati o protetti se si conosce ogni dettaglio di una crisi sono tutti elementi psicologici che favoriscono questo comportamento. In molti casi, il doomscrolling è una risposta automatica allo stress o alla noia, un modo per “riempire” il tempo libero, anche se in realtà lo appesantisce.

Doomscrolling estivo: perché in estate peggiora?
Il paradosso del doomscrolling estivo è che si manifesta proprio quando ci si aspetta il contrario. Durante le ferie, il lavoro rallenta, i ritmi si alleggeriscono, ma la disponibilità di tempo aumenta. E in assenza di impegni quotidiani, cresce la tentazione di controllare più spesso lo smartphone. In spiaggia, in montagna o semplicemente sotto l’aria condizionata, molti dedicano ore intere a scorrere le notizie su social, app e siti di informazione.
Inoltre, l’estate porta con sé una maggiore esposizione a contenuti potenzialmente ansiogeni: incendi, emergenze climatiche, cronaca nera, crisi geopolitiche. Il contrasto tra lo scenario vacanziero e il contenuto delle notizie genera un cortocircuito emotivo. Il cervello, che dovrebbe rilassarsi, rimane in stato di iperattivazione emotiva, con conseguenze negative sul benessere psicologico.

Quando si parla di dipendenza da notizie?
Il confine tra semplice abitudine e dipendenza da notizie non è sempre chiaro. Tuttavia, ci sono alcuni segnali che possono indicare una relazione disfunzionale con l’informazione:
- La lettura di notizie negative occupa gran parte della giornata, anche durante il tempo libero o le vacanze.
- Dopo aver letto le notizie, si sperimentano ansia, insonnia, malumore o irritabilità.
- Si ha la sensazione di non poter smettere, anche quando si riconosce che questo comportamento ha effetti negativi.
- Si evitano momenti di socialità o relax per restare aggiornati.
Quando il bisogno di informarsi diventa compulsivo e inizia a interferire con la qualità della vita, siamo di fronte a una forma di dipendenza digitale, che va riconosciuta e affrontata.

Come evitare il doomscrolling?
Contrastare il doomscrolling estivo richiede consapevolezza e alcune strategie pratiche. Prima di tutto, è utile limitare l’esposizione alle notizie, stabilendo momenti precisi della giornata in cui informarsi (ad esempio, solo al mattino o alla sera). Anche disattivare le notifiche delle app di news e social può aiutare a ridurre la tentazione di controllare costantemente lo smartphone.
Un altro passo importante è scegliere fonti affidabili e evitare di rimbalzare da un contenuto all’altro senza criterio. In vacanza, può essere utile dedicare più tempo ad attività analogiche come la lettura di un libro, passeggiate, sport o semplici conversazioni. La presenza fisica, il contatto con la natura e la condivisione reale possono contrastare efficacemente il bisogno di rimanere connessi a contenuti ansiogeni.
Infine, bisogna imparare a tollerare il non sapere tutto. Non è necessario essere aggiornati minuto per minuto su ogni evento: il mondo continuerà a girare anche se per qualche giorno decidiamo di disconnetterci.

Quando chiedere aiuto
Se il doomscrolling estivo diventa un comportamento pervasivo, che compromette il riposo, le relazioni o la salute mentale, può essere utile chiedere supporto professionale. Psicologi e terapeuti specializzati in dipendenze digitali o gestione dell’ansia possono aiutare a riconoscere i meccanismi alla base di questa abitudine e a costruire strategie personalizzate per uscirne.
Non è segno di debolezza, ma un atto di cura verso se stessi. L’estate dovrebbe rappresentare una parentesi rigenerante, non un’estensione del carico emotivo dell’anno. Spegnere il telefono, almeno per qualche ora al giorno, può essere un primo passo verso una vacanza davvero riposante.