
Quella fisiologica si distingue da quella patologica. Solo quest’ultima può creare problemi
Siamo tutti ansiosi in varia misura, ma non possiamo per questo essere considerati ammalati. Si distingue un’ansia fisiologica ed una patologica. La prima serve a migliorare le risorse fisiche e mentali quando serve trasformare il disagio in risorsa. Un proverbio giapponese recita: “la paura di non essere all’altezza fa salire di un gradino“.
Questa paura ci spinge a migliorare, a far soffiare il vento dietro noi. Riconoscersi perfettibili – come diceva il filosofo Socrate – ci sprona a costruire la propria autostima, tassello dopo tassello, seguendo la teoria dei piccoli passi. Se l’ansia da normale diventa patologia, il medico deve intervenire con ansiolitici, le benzodiazepine ad esempio, ma per brevi periodi e soprattutto con una terapia psicoeducativa spiegando che la crisi si autorisolve dopo pochi minuti.
L’ansia può presentare sintomi somatici quali: palpitazioni, sudorazioni o mani fredde, bagnate bocca asciutta, vertigini, disturbi addominali, vampate di caldo o freddo, pollachiuria, cioè bisogno di eliminare spesso liquidi, difficoltà a parlare, a deglutire, tremori, tensione muscolare, facile affaticamento. Si accompagnano anche i sintomi cognitivi come risposte esagerate d’allarme, costante apprensione, difficoltà a concentrarsi, di non riuscire ad affrontare le situazioni a prendere sonno, paura di perdere il controllo, sensazione di testa vuota.
L’ansia patologica è conseguente a vari fattori come esami scolastici, difficoltà lavorative, coniugali, lutti, separazioni abusi di sostanze alcoliche e altre. Il cervello segnala pericoli inesistenti. Ci sono persone che hanno avuto una vita durissima e quando arriva il successo, sorge l’attacco di panico. Quindi è difficile individuare i fattori che scatenano nel singolo individuo tale attacco che sorge improvviso, compare inatteso e la crisi è di breve durata e spesso ricorrente. Emerge pessimismo, autosvalutazione, apatia, disagio a restare soli, a guidare, “egorafobia” cioè paura morbosa degli spazi aperti, piazze, strade larghe. In questi casi meglio evitare metodi “fai da te” e rivolgersi a professionisti esperti in materia.