Bologna, 13 apr. (Adnkronos Salute) – Contro i linfomi e il mieloma ci sono tante armi, addirittura ‘strabilianti’ come le terapie cellulari Car-T, dunque diagnosi e recidiva vanno affrontate con ottimismo sapendo che ci sono tanti strumenti a disposizione. Questo in sintesi il messaggio degli specialisti della Società italiana di ematologia (Sie) intervenuti oggi a Bologna, al secondo evento nazionale ‘Sie incontra i pazienti’, questi ’ultimi rappresentati in particolare dall’Associazione italiana contro le leucemie i linfomi e il mieloma (Ail).
“Aumenta la sopravvivenza dei pazienti con linfoma grazie alla nascita di nuovi approcci terapeutici in cui gli anticorpi monoclonali valgono una grossa fetta – afferma Marco Ladetto, professore associato dell’Università Piemonte Orientale e direttore della Struttura complessa di Ematologia dell’ospedale SS Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria -. Le nuove terapie biologiche, con singolo agente o in combinazione stanno aumentando la possibilità di trattamento e stanno consentendo lo sviluppo di terapie chemio-free. I nuovi anticorpi bispecifici” che avvicinano i linfociti T del paziente alla cellula tumorale “rappresentano una delle più importanti classi di nuovi agenti verosimilmente in grado di modificare drammaticamente lo scenario terapeutico”.
“Per il mieloma multiplo c’è ottimismo, anche di una guarigione, per le tante novità che stanno arrivando – aggiunge Maria Teresa Petrucci, dirigente medico Ematologia Azienda Policlinico Umberto I, università Sapienza di Roma – la storia terapeutica del mieloma multiplo è cambiata dall’inizio del 2000 con l’avvento degli immunomodulanti, che rientrano nel capitolo dell’immunoterapia, insieme agli inibitori del proteosoma” che bloccano l’eliminazione delle proteine all’interno delle plasmacellule tumorale causando tossicità e morte programmata “e da ultimo gli anticorpi monoclonali che hanno portato vantaggio di sopravvivenza e qualità di vita. Abbiamo cambiato la storia naturale di una malattia ad andamento cronico. Abbiamo molte armi che dobbiamo saper usare in modo adeguato in una malattia complessa, che non interessa solo la plasmacellula, per questo l’anticorpo monoclonale potrebbe non essere sufficiente a risolvere la patologia. Ci saranno pazienti che potranno sospendere la terapia – osserva – ci sono dei protocolli di valutazione per capire se sia possibile o meno interrompere il trattamento”.
Sulla terapia cellulare Car-T, presenti dal 2019, “è da poco in commercio quella per il linfoma mantellare, mentre arriveranno a breve quelle per i linfomi indolenti e il mieloma multiplo”, afferma Paolo Corradini, presidente Sie e direttore Divisione di Ematologia Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano. “Nel linfoma mantellare, le Car-T cell sono il confine tra hospice e guarigione, per questo – dice Corradini – consideriamo la risposta completa, non parziale. Attualmente si vede che l’80% dei pazienti ha una risposta completa, senza i rischi del trapianto, ma va considerato che hanno una complicanza infettive del 9% rispetto al 3-4% dei linfomi diffusi a grandi cellule. Nei linfomi follicolari o indolenti ci sono 2 terapie disponibili. Se guardiamo la risposta completa, vediamo che per entrambi oscillano intorno al 70%, quindi il dato è robusto, visto che arriva da due terapie diverse”.
“Molto atteso è l’arrivo delle Car-T nel mieloma multiplo – ricorda il presidente Sie – Arriveranno 2 prodotti. Uno per i pazienti che hanno fallito le 3 classi attuali disponibili. Il primo, che sarà presto disponibile, è già in Gazzetta Ufficiale, ha le risposte complete sul 33% (nei linfomi è oltre il doppio). La durata della risposta lentamente tende a declinare, ma vediamo popolazioni diverse in base al tipo di risposta nel paziente. Esiste un altro prodotto in cui la Car-T ha dato risposta completa nell’82% dei trattati, rispetto allo 0,6% di quelli che hanno ricevuto la terapia convenzionale era dello 0,6%. Sono numeri strabilianti per terapie che, in tempi non lunghi, saranno disponibili. Sarà comunque necessario – conclude Corradini – rivedere l’organizzazione per la gestione di queste terapie”.