Roma, 12 apr. (Adnkronos Salute ) – “Nel mondo l’epatite Delta cronica colpisce 60 milioni di persone, in Europa quasi mezzo milione mentre nel nostro Paese a convivere con la malattia estremamente grave sono circa 10mila italiani. Oggi finalmente per questi pazienti abbiamo un nuovo antivirale, molto efficace e attivo”. Così all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e docente di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma, in merito alla decisione di Aifa di approvare e rimborsare bulevirtide 2 mg, il primo farmaco specifico per il trattamento dell’epatite Delta cronica, la forma più grave e a più rapida progressione di epatite virale, con tassi di progressione verso cirrosi ed epatocarcinoma (Hcc) notevolmente maggiori rispetto alla mono infezione da Hbv.
“Il bulevirtide – spiega Andreoni – impedisce al virus di entrare all’interno della cellula, è un farmaco estremamente attivo. Basti pensare che nel 20% dei casi abbiamo registrato la competa scomparsa del virus dall’organismo, nel 70% dei casi abbiamo avuto una importante riduzione della quantità di virus; quindi, abbiamo constatato un rallentamento della malattia e addirittura riusciamo a fermarne il progresso. Il bulevirtide viene somministrato attraverso punture giornaliere sottocute ed ormai è possibile utilizzarlo anche in Italia”.
Per l’epatite Delta cronica ad oggi “non abbiamo nessun vaccino ma rispetto al passato disponiamo di nuovi trattamenti”. Fino a “pochi mesi fa – ricorda l’infettivologo, tra i massimi esperti di epatiti virali in Italia – ricorrevamo all’uso dell’interferone, farmaco scarsamente attivo e molto impegnativo e gravoso per i pazienti a causa dei suoi numerosi effetti collaterali. Ora, fortunatamente, non è più così. Questo per noi è sicuramente un grande passo in avanti anche perché il virus Hdv ha un costo per il Ssn”.