Milano, 24 mar. (Adnkronos Salute) – Il primo intervento Matilde lo aveva subìto già a 20 giorni di vita. Nata con il cuore segnato da una complessa cardiopatia congenita, già da neonata i medici avevano dovuto praticarle un bendaggio dell’arteria polmonare, per proteggere i suoi piccoli polmoni (con riduzione ulteriore dopo due mesi). Il tutto per prepararla all’operazione record subita a febbraio all’Irccs Policlinico San Donato, alle porte di Milano. Oggi Matilde ha poco più di un anno e per lei i chirurghi dell’ospedale hanno scelto insieme ai genitori la via più difficile, ma risolutiva. E la bimba ha potuto far rientro a casa. A raccontare i dettagli dell’intervento i camici bianchi della struttura.
Che il cuore di Matilde fosse complicato come un rebus era chiaro già dal pancione. La piccola aveva una diagnosi prenatale di trasposizione congenitamente corretta delle grandi arterie (Cctga), difetto del setto interventricolare (Div) e anomalia di Ebstein a carico della valvola tricuspide. In utero era stata seguita all’ospedale Vittore Buzzi, con cui il San Donato ha una convenzione di collaborazione da anni. Una volta raggiunto, a 15 mesi di vita, un peso idoneo a sopportare l’operazione (tra gli 8 e i 10 kg), la bambina, ormai lattante, è stata ricoverata nell’Irccs per subire l’intervento di “doppio switch modificato, uno dei pochi mai effettuati al mondo”, spiegano dalla struttura. In gergo tecnico, sono stati eseguiti “uno switch atriale e arterioso e, contemporaneamente, un Hemi-Mustard e Glenn (Bdg) con chiusura del difetto interventricolare (Div)”. In questo modo, oltre a riportare l’arteria polmonare in connessione con il ventricolo destro e l’aorta in connessione con il ventricolo sinistro e a ripristinare la connessione tra circolazione sistemica e polmonare, si è provveduto a chiudere il buco nella parete che separa le due camere inferiori del cuore.
L’intervento chirurgico è stato eseguito “con successo”, evidenziano i medici, tanto che la bambina è rimasta ricoverata, dopo l’operazione, solo 15 giorni, di cui 5 in terapia intensiva e 10 in reparto. “Ora possiamo guardare al futuro della nostra famiglia con grande serenità”, hanno dichiarato, commossi, i genitori di Matilde.
“In questo viaggio in cui abbiamo accompagnato nostra figlia, la forza più grande, che ci ha permesso di affrontarne ogni fase con coraggio, ci è stata data soprattutto dalla grande professionalità e dal sostegno affettivo che abbiamo ricevuto dai medici”, hanno raccontato mamma e papà, ricordando anche “l’empatia che abbiamo avvertito in ogni momento del nostro doloroso percorso con Matilde”. In tutto il percorso la piccola è stata seguita da Antonio Saracino, responsabile dell’Unità operativa di Cardiologia pediatrica clinica del Policlinico San Donato.
L’Area Chirurgica cuore-bambino dell’Irccs è il primo centro in Italia e uno dei più attivi in Europa nella diagnosi e nel trattamento delle cardiopatie congenite. Ogni anno vengono realizzati circa 500 interventi cardiochirurgici per il trattamento delle cardiopatie congenite, a cui si aggiungono gli oltre 600 pazienti trattati con procedure di cardiologia interventistica. “Avevamo due opzioni – racconta oggi Alessandro Varrica, chirurgo della Cardiochirurgia pediatrica e dei congeniti adulti, diretta da Alessandro Giamberti – o la correzione anatomica, ad altissima complessità, completamente risolutiva del quadro patologico della bimba, oppure un intervento meno rischioso, la correzione fisiologica, che non avrebbe risolto completamente il problema anatomico, e quindi con la prospettiva, per la bimba, di dover subire, dopo qualche anno, altri interventi chirurgici mai definitivi”.
“Abbiamo scelto coraggiosamente la prima strada, forti della competenza per interventi ad elevata complessità della Cardiochirurgia pediatrica del San Donato e forti della fiducia dei genitori della bambina che si sono affidati completamente a noi”, ha detto Varrica. L’intervento, inoltre, informa Mauro Cotza, responsabile del Servizio di perfusione e dell’Unità Ecmo del San Donato, “è stato il primo al mondo, di così alta complessità, ad essere eseguito con un nuovo sistema di perfusione avanzata di ultimissima generazione che l’Irccs aveva da poco testato per primo in ambito pediatrico, particolarmente indicato nel contenere il rischio di esposizione a lunghi tempi di circolazione extracorporea”.