Roma, 15 mag. (AdnKronos Salute) – Secondo gli italiani, sono le amministrazioni locali i principali enti pubblici di riferimento per la lotta ai cambiamenti climatici, prima ancora dell’Unione europea e del governo nazionale. E’ quanto emerge dalla sesta edizione dell’indagine sul clima della Banca europea per gli investimenti (Bei), in collaborazione con YouGov, società internazionale di analisi dell’opinione pubblica.
In particolare, il sondaggio analizza come i cittadini percepiscono i cambiamenti climatici nell’Ue, negli Stati Uniti e in Cina e quest’ultima serie di risultati è dedicata alle aspettative dei cittadini nei confronti dell’Unione in termini di lotta ai cambiamenti climatici e alle loro preferenze per quanto riguarda le strategie climatiche da adottare. Dall’indagine emerge che gli italiani vedono le amministrazioni locali come gli enti pubblici più rilevanti nella lotta ai cambiamenti climatici e quindi, anche più importanti dell’Ue e del governo nazionale.
Il 21% degli italiani si sente sostenuto dalle amministrazioni locali nelle loro azioni e nei comportamenti rispettosi del clima. Si tratta di una percentuale che è di 3 punti superiore rispetto al sostegno percepito dall’Unione europea (18%) e superiore di 11 punti rispetto ai governi nazionali (10%). La percezione degli italiani in merito al sostegno Ue è di 9 punti al di sotto della percezione generale in tutta l’Europa, con il 27% degli europei che si sentono sostenuti dall’Ue nei loro sforzi per combattere il cambiamento climatico. Nel complesso, gli italiani non ritengono soddisfacente l’efficacia delle misure attuate dalle istituzioni pubbliche per contrastare i cambiamenti climatici. Sono infatti solo il 25% quelli che ritengono efficaci le azioni intraprese dall’Ue per combattere i cambiamenti climatici. Gli italiani si mostrano ancora più severi nei confronti di altre realtà pubbliche: ad esempio le attività dei governi nazionali hanno ricevuto una valutazione positiva solo da parte del 18% dei partecipanti. Le politiche locali, invece, sono ritenute efficaci dal 26% degli intervistati.
Va ancora rilevato che le opinioni descritte variano considerevolmente a seconda dell’età degli intervistati, dal momento che la generazione più giovane esprime valutazioni più positive. Sono infatti il 36% gli italiani tra i 18 e i 34 anni che ritengono efficaci le misure attuate dall’Ue, mentre sono solo il 21% i connazionali over 55 che la pensano allo stesso modo.
Riguardo alle tre principali strategie climatiche che adotterebbero se fossero primi ministri, i nostri connazionali hanno risposto, nel 40% dei casi, che opterebbero per “premere affinché entro il 2050 la totalità della produzione elettrica derivi da fonti energetiche rinnovabili”, mentre il 38% ritiene preferibile “cessare i disboscamenti entro il 2025”. Si tratta delle stesse due misure classificate ai primi posti anche dal resto dei cittadini europei.
A livello regionale si osserva che il 42% degli europei e il 41% dei cinesi metterebbero al primo posto, in termini di priorità politiche, la cessazione dei disboscamenti entro il 2025, contro un 30% di cittadini statunitensi che ritiene invece prioritario l’obiettivo di produrre elettricità esclusivamente da fonti energetiche rinnovabili entro il 2050.