Roma, 6 apr. (Adnkronos Salute) – Aiutare la sanità a migliorare la percezione di integrità e trasparenza “che hanno i cittadini può agevolare l’intero sistema Paese”. Oggi l’Indice di percezione della corruzione (Cpi) “colloca l’Italia al 41esimo posto, con un punteggio di 56. Siamo sulla buona strada ma dovremmo arrivare a 60 punti: se fossimo a scuola potremmo dire che siamo a un 6 meno meno e dobbiamo prendere la piena sufficienza. Questo sforzo genererebbe molta fiducia a livello sociale, economico e politico. E anche la sanità ha necessità di vedere integrità e trasparenza andare a braccetto. Su questo c’è un maggior coinvolgimento delle aziende sanitarie ma si può fare molto di più”. Lo ha detto Roberto Giambelli, responsabile del Forum Integrità Sanità di Trasparency International Italia, nelle conclusioni dell’evento a Roma dedicato alla Giornata nazionale per l’integrità in sanità e promosso da Transparency International Italia e Re-Act.
Un tema affrontato dai relatori e addetti ai lavori è quello del rischio corruzione legato agli appalti per il Pnrr. “C’è un pericolo perché ci sono procedure accelerate con tempi molto ristretti e questo vuol dire un maggior rischio di illeciti”, ha affermato Fabrizio Sbiccia, dirigente Autorità nazionale anticorruzione (Anac). “Ci sono però tanti strumenti, dalle banche dati agli indicatori di rischio, che possono aiutare le istituzioni a scovare – ha aggiunto – fenomeni di corruzione dove si tende a nascondere l’illecito sotto una parvenza di legalità”.
Trasparenza e integrità sono le parole chiave, soprattutto legate alla capacità della sanità pubblica, quindi le Aziende sanitarie sul territorio, di comunicare ai cittadini le attività che svolgono. “I cittadini sono gli azionisti di maggioranza del Ssn – ha ricordato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – un sistema che si basa sull’uguaglianza e l’universalità delle cure. Mentre oggi questi fondamenti sono stati sostituiti da altri: liste d’attesa, il peso del privato, l’aumento della spesa privata. Mentre sappiamo che la salute è una delle determinati della crescita del Pil di un Paese perché una popolazione che sta bene produce di più. Oggi la politica deve prendersi la responsabilità di dire ai cittadini che il Ssn non è più una priorità del Paese e che stiamo andando verso un sistema sanitario misto. Ma occorre comunque governare questo fenomeno”.
Secondo Davide Del Monte, coordinatore di Dati Bene Comune, “siamo al decennale del decreto legislativo 33 del 2013 sulla trasparenza legato alla legge sull’anticorruzione. Quel decreto legislativo è stato una ‘bomba’ sulla Pubblica amministrazione perché poneva obblighi di trasparenza e di pubblicazione dei dati. Ha dato ai cittadini la possibilità di accedere agli atti e ha imposto per la prima volta alla Pa di rendicontare ai cittadini tante informazioni. A 10 anni di distanza – ha osservato – abbiamo assistito ad un processo e non ad un momento in cui si è girata una pagina. Quindi un cammino in cui la società civile ha supportato questo processo che ci permette oggi di parlare di Pubblica amministrazione e di dialogo con i cittadini”.