Milano, 6 dic. (Adnkronos Salute) – Sì al booster anti-Covid per le persone che sono vaccinate e che hanno anche alle spalle un’infezione da Sars-CoV-2. Sia che si tratti di guariti che si sono successivamente vaccinati, sia che si tratti di vaccinati che successivamente hanno avuto l’infezione, per loro il richiamo è indicato “purché sia trascorso un intervallo minimo di almeno cinque mesi (150 giorni) dall’ultimo evento”, cioè dalla “somministrazione dell’unica/ultima dose” di vaccino oppure dalla “diagnosi di avvenuta infezione”. E’ quanto si precisa nella circolare del ministero della Salute, firmata dal direttore generale Prevenzione Giovanni Rezza, in cui si forniscono chiarimenti in merito alla somministrazione della dose vaccinale di richiamo in questa fetta della popolazione.
Viste le precedenti circolari e il parere espresso dal Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid, nel documento si spiega come deve essere gestito il booster per i guariti vaccinati. E si ricordano le varie situazioni che si hanno in questa quota di persone.
Ci sono infatti anche le persone che hanno avuto l’infezione e non sono state vaccinate entro i 12 mesi dalla guarigione. Per loro, si ricorda nella circolare, è necessario fare il ciclo vaccinale primario completo (le due dosi o una dose di vaccino monodose). E ci sono poi le persone che contraggono l’infezione da Sars-CoV-2 entro i 14 giorni dalla prima dose di vaccino: per loro è indicato completare comunque il ciclo vaccinale con una seconda dose entro 6 mesi (180 giorni) dall’infezione documentata.
“Trascorso successivamente un intervallo minimo di almeno cinque mesi (150 giorni) dal ciclo vaccinale primario così completato – illustra la circolare – è quindi indicata la somministrazione di una dose di richiamo (booster), ai dosaggi autorizzati per la stessa”.