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Covid: Oms Europa, mascherine al chiuso e sui mezzi andranno rimesse

Milano, 19 lug. (Adnkronos Salute) – “A più di 2 anni dall’inizio della pandemia, siamo tutti consapevoli degli strumenti di cui disponiamo per proteggerci, valutare il nostro livello di rischio e adottare le misure necessarie per proteggere gli altri in caso di infezione” Covid. “Prendete le vostre decisioni in maniera informata. Solo perché una mascherina non è obbligatoria, non significa che sia vietata”. E’ l’appello lanciato da Hans Kluge, direttore dell’Ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Europa, che si rivolge alle persone che vivono nella regione, ma anche ai Paesi, invitandoli a “rilanciare gli sforzi di mitigazione” dell’epidemia e “ad essere pronti a rispondere a un onere crescente sui propri sistemi sanitari”. E una delle indicazioni riguarda proprio le mascherine che andranno rimesse “al chiuso e sui mezzi pubblici”.

L’Oms Europa propone “l’applicazione coerente di 5 stabilizzatori della pandemia”, sottolineando come questa “continuerà a essere fondamentale per proteggere le persone questo autunno e inverno”. Al primo posto c’è il vaccino anti-Covid. L’agenzia Onu per la salute chiede che venga aumentata la copertura nella popolazione generale. E poi l’indicazione sul secondo booster è che venga “somministrato alle persone immunocompromesse di età dai 5 anni in su e ai loro contatti stretti”. Va voi valutata la “possibilità di offrire una seconda dose di richiamo a specifici gruppi a rischio, almeno 3 mesi dopo l’ultima dose”. Arriva dopo questi due punti il capitolo mascherine. Per l’Oms Europa andrà “promosso l’uso della mascherina al chiuso e sui mezzi pubblici”. Quanto punto: ventilare gli spazi pubblici e affollati (come scuole, uffici e trasporti pubblici). E infine il quinto: applicare rigorosi protocolli terapeutici per chi è a rischio di malattia grave.

Questi 5 punti fondamentali, elementi stabilizzatori come li definisce appunto l’Oms Europa, dovrebbero essere sostenuti, fra le altre cose, dal rafforzamento delle capacità di laboratorio per garantire il rilevamento diagnostico rapido e affidabile di Sars-CoV-2 e il tracciamento delle varianti, integrato dall’uso continuo da parte della popolazione di test rapidi.

Altri elementi a sostegno dovrebbero essere: l’integrazione di sistemi di sorveglianza ‘population-based’ per influenza, Sars-CoV-2 e altri virus respiratori, per monitorare la diffusione e l’intensità di questi patogeni; dare priorità al tracciamento dei contatti e alla quarantena in base alle raccomandazioni dell’Oms per le persone, i contesti ad alto rischio e le situazioni di preoccupazione; promuovere scelte individuali informate in merito alle misure di protezione, tra cui l’igiene respiratoria, l’uso di mascherine, la ventilazione, il lavaggio delle mani e la vaccinazione; e infine rafforzare le pratiche di controllo delle infezioni in tutte le strutture sanitarie e assistenziali, nonché nella comunità.

In questo stesso periodo dell’anno scorso, ricorda Kluge, “parlavo di una nuova ondata di Covid che stava dilagando in tutta la regione guidata dalla variante Delta, tra la revoca delle restrizioni e l’aumento della mescolanza sociale. Ora è del tutto chiaro che ci troviamo in una situazione simile a quella dell’estate scorsa. Solo che questa volta l’ondata di Covid-19 in corso è spinta da sottolignaggi della variante Omicron, in particolare BA.2 e BA.5”, Omicron 2 e 5, e “ogni sottovariante dominante mostra chiari vantaggi di trasmissione rispetto alle precedentemente circolanti”.

“Ripeto: il mio messaggio ai Governi e alle autorità sanitarie è di agire ora per prepararsi ai prossimi mesi – invita Kluge – Se le autorità sanitarie agiscono ora, possono aiutare a ridurre le interruzioni per la società, le assenze degli operatori e i sistemi sanitari sovraccarichi, le imprese in difficoltà e il caos dei viaggi”. Occorre, conclude, “continuare ad adattarsi nella risposta collettiva al virus e a qualsiasi futura variante preoccupante, e fare il possibile per proteggere chi è più a rischio. Significa continuare a monitorare e tracciare l’evoluzione di Sars-CoV-2, che rimane un virus altamente imprevedibile. Eppure la maggior parte dei Paesi della regione europea ha interrotto o notevolmente ridotto la sorveglianza, creando un pericoloso punto cieco. Esorto pertanto tutti i Paesi” a invertire la rotta. “La conoscenza è stata e rimane uno strumento vitale. Non buttiamolo via”.