Berna, 24 gen. (Adnkronos Salute/Ats) – Esportazioni record di farmaci svizzeri verso la Russia: la vendita tuttora senza ostacoli, malgrado la guerra in Ucraina, e i prezzi più elevati hanno messo le ali ai fatturati dei giganti elvetici del settore. Nel 2022 i colossi Roche e Novartis, ma anche le altre imprese svizzere del ramo, hanno esportato farmaci per 2,1 miliardi di franchi verso il Paese di Vladimir Putin, emerge da un’analisi condotta dall’agenzia Awp sulla base dei dati pubblicati oggi dall’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (Udsc). Si tratta di un valore da primato per gli ultimi 30 anni e in crescita di circa il 40% rispetto al 2021. A differenza del giro d’affari, il volume dell’export è aumentato solo leggermente: ciò significa che l’anno scorso la Russia ha pagato per i medicamenti svizzeri molto di più rispetto al passato.
Dall’inizio della guerra in Ucraina, molte aziende occidentali hanno limitato fortemente le relazioni commerciali con la Russia. La grande eccezione è rappresentata dall’industria farmaceutica: a differenza di molti altri beni, i medicinali non rientrano infatti nella lista delle sanzioni imposte da Stati Uniti, Unione europea e Paesi loro alleati o satelliti, quali la Svizzera, e possono perciò ancora essere esportati. La Confederazione elvetica beneficia di questa regolamentazione poiché l’industria farmaceutica rappresenta di gran lunga il suo settore di esportazione più importante: nel 2022 circa la metà dell’export è stato generato dal comparto chimico-farmaceutico. I partner commerciali più importanti in questo ramo sono gli Usa e la Germania; la Russia è al 13esimo posto, con una quota di circa il 2% delle esportazioni totali.