Roma, 28 mar. (Adnkronos Salute) – In Svizzera contro la carenza di pillole e medicinali, le farmacie e gli studi medici sono invitati a vendere e prescrivere farmaci sfusi e non più in confezioni intere. Questa raccomandazione è stata formulata dalla task force dell’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del Paese (Ufae) con l’obiettivo di sopperire alla penuria di medicinali. Si tratta di un provvedimento provvisorio, che verrà revocato quando la situazione dell’approvvigionamento si sarà stabilizzata. “La task force ha redatto una lista contenente i principi attivi oggetto della misura”, sottolinea in una nota l’Ufae. Una strategia che in Gran Bretagna e Nuova Zelanda è già prassi.
In Italia? Questa strada non è mai stata praticata in modo convinto mentre potrebbe essere un aiuto per l’ambiente e contro gli sprechi, e un passo avanti verso l’appropriatezza delle terapie. Nel 2019 l’allora direttore generale d’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), Luca Li Bassi, aveva provato a lanciare una sperimentazione in Italia supportato dal ministro della Salute del tempo, Giulia Grillo. Ma alla fine non decollò. Federfarma, contattata dall’Adnkronos Salute, ribatte che le farmacie “sono l’ultimo punto della filiera” e che da parte loro ci sono state sperimentazioni, ad esempio in Lombardia, del ‘deblistering’: lo sconfezionamento di medicinali già acquistati dai pazienti e il riconfezionamento degli stessi da parte dei farmacisti in farmacia, in dosi personalizzate. “Ma sul fronte dei farmaci sfusi andrebbe coinvolta l’industria”, fanno sapere da Federfarma.
Da sottolineare che la Confederazione Svizzera non si pronuncia in merito alla dose da dispensare in funzione della terapia. Tale decisione è e resta di competenza dei medici. Ciò garantisce ai pazienti di ricevere la dose di cui hanno bisogno in base alla terapia prescritta. “La misura non concerne invece le persone affette da disturbi o malattie croniche, visto che la loro tipologia di cura non genera rimanenze. La vendita sfusa non è comunque praticabile per tutti i tipi di medicamenti – precisa l’Ufae – i fluidi, le pastiglie effervescenti e le compresse in contenitori multidose non sono ad esempio adeguate”.
“Anche le confezioni del tipo ‘blister’ (pastiglie racchiuse tra un foglio di alluminio e un involucro plastificato) vanno consegnate intere al paziente – riporta la nota – Quest’ultimo dovrà in ogni caso ricevere le informazioni a cui avrebbe accesso acquistando la confezione originale, come il foglietto illustrativo. Le singole unità di medicamento dovranno inoltre essere controllate ed etichettate. Tale documentazione assicura la tracciabilità del prodotto, importante in caso di ritiro dal mercato”.