Roma, 2 mar. (Adnkronos Salute) – “Lo scenario in cui ci troviamo oggi, soprattutto per i nostri bambini e adolescenti, non è molto confortante. Nascere in una regione o nell’altra non è la tessa cosa in un’Italia a macchia di leopardo e il Covid ha aggravato e amplificato una situazione già inaccettabile. Le criticità che prima c’erano sono state amplificate e aggravate dalla pandemia”. Lo ha detto Carla Garlatti, Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, intervenendo oggi al ministero della Salute agli Stati generali della pediatria 2023 dal titolo ‘Il bambino al centro dell’area pediatrica’, promossi dalla Società italiana di pediatria (Sip) con la partecipazione delle istituzioni, delle principali società scientifiche e organizzazioni di area pediatrica, delle associazioni delle famiglie, dei media.
“Abbiamo vissuto un grave periodo pandemico con ripercussioni fortissime su tutti, ma soprattutto sui minori – sottolinea Garlatti – La guerra in Europa influisce in maniera negativa, come anche la crisi climatica. In tutto questo dobbiamo avere una visione verso una situazione di benessere. Da dove partire? Investendo nei prime mille giorni di vita, che è fondamentale perché determinerà conseguenze a cascata. Lo stesso premio Nobel dell’Economia del 2000, James Heckman, ricorda che gli investimenti in primissimi anni di età incidono nella capacità di guadagno nel futuro. Le disuguaglianze della sua famiglia, della rete sociale in cui vive, la povertà materiale, ma spesso anche educativa, si riverbera negativamente nel bambino e nella sua crescita con un costo altissimo per tutta la società”.
Sulle differenze regionali tra Nord e Sud, “l’aspettativa di vita – ricorda il Garante citando dati Istat – nel 2021 è stata stimata intorno a 82 anni, ma c’è una differenza di 3 anni e 7 mesi se si nasce a Bolzano o a Caltanissetta. L’aspettativa di vita in salute varia fino a 12 anni se si nasce in Calabria o Trentino, valore che arriva a 15 anni per le bambine”. E ancora: “1,4 milioni di minorenni sono in povertà assoluta, cioè che vivono in ambienti insalubri, sovraffollati senza i beni primari di un pasto al giorno, una casa riscaldata, una vita dignitosa. Si tratta del 14% della popolazione minorile, che nel Mezzogiorno sale al 16%”. Un altro dato è la mortalità infantile: “Se si nasce in Toscana – precisa Garlatti – è di 1,45 ogni 1.000 nati vivi, in Sicilia è di 3,34 e in Calabria 4,42. Inoltre, un bambino che si ammala nel Sud d’Italia ha una percentuale del 70% maggiore, rispetto a quello che nasce nel Centro-Nord, di affrontare la migrazione sanitaria. Questo non significa carenza di medici di eccellenza – puntualizza – ma carenza di struttura. Sappiamo l’importanza degli screening neo e perinatale, ma ci sono strutture che non hanno le strumentazioni per intercettare queste malattie che potrebbero essere curate”.
Sulla salute mentale, “dal report del Bambino Gesù – continua il Garante – emerge un aumento molto severo degli accessi al pronto soccorso neuropsichiatrico”. Citando i dati dell’Atlante dell’infanzia a rischio, pubblicato, da Save tue Children nel 2022, Garlatti ricorda “un aumento del 40% di accessi al pronto soccorso di neuropsichiatria pediatrica per cutting (procurarsi tagli sulla pelle, ndr), intenti suicidari e disturbi alimentari, con un aumento di 4 volte nei maschi, e ritiro sociale (Hikikomori). Le richieste di ricoveri in Neuropsichiateria sono aumentati del 70%, ma non i posti. Già prima c’era una carenza importante: ora è aumentata. Consideriamo però che in Calabria, Molise, Umbria, Basilicata e Valle D’Aosta non ci sono proprio i posti. La mancanza poi di strutture di supporto domiciliare rende la carenza ancora più grave”.
Il rischio suicidario “è aumentato in maniera importante – ribadisce la dottoressa – Nel report Bambino Gesù si legge che la depressione dei ragazzi, se intercettata tempestivamente, ha ottime possibilità di cura. Una situazione che non può non allarmare. Come Autorità garante ho attivato, lo corso anno, uno studio scientifico triennale, con step intermedi, sugli effetti del Covid sulla salute mentale. La prima fase è stata pubblicata a maggio e mostra una vera e propria emergenza sulla salute mentale. Adesso si attiva la seconda fase, quantitativa, per valutare le differenze. Lo studio è realizzato con l’Istituto superiore sanità (Iss), il ministero dell’Istruzione e Merito, e” i risultati “valutati da un comitato scientifico di assoluta eccellenza”.
Un altro dato “allarmante”, rileva Garlatti, è la spesa dedicata all’assistenza sanitaria. “Se togliamo gli investimenti fatti per arginare la pandemia, la spesa dedicata all’assistenza sanitaria si è abbassata sempre di più: nel 2019 era al 6,4% del Pil, mentre la Germania era al 9,8% e la Francia al 9,3%. Ma la spesa per i figli minori è al 2,3% del Pil in Italia, mentre in Francia è l’1,9% e in Germania 1,8%”. In aggiunta, “le famiglie più abbienti possono permettersi 250 euro al mese per la sanità rivolgendosi prevalentemente ai privati – la mancanza di posti in Neuropsichiatria porta a spostarsi sul privato – Nel Mezzogiorno non si raggiungono o si superano di poco i 50 euro: ci si rivolge al servizio sanitario, se c’è e se funziona. Nonostante il calo demografico severo, mancano all’appello 1.400 pediatri e, se per legge ciascuno dovrebbe avere non più di 800 assistiti, ne ha una media di 883”.