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In Italia innovativo farmaco per psoriasi, blocca interleuchine 17A e F

Roma, 2 mar. (Adnkronos Salute) – Il trattamento innovativo bimekizumab ha ottenuto la rimborsabilità dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a severa negli adulti candidati alla terapia sistemica. Lo annuncia Ucb, biofarmaceutica globale, in una nota diffusa oggi.

Con l’approvazione da parte della Commissione europea nell’agosto del 2021- spiega l’azienda – bimekizumab è il primo trattamento per questa patologia progettato per inibire selettivamente e direttamente le interluchine IL17A, e IL17F, molecole messaggere del sistema immunitario all’organismo, che svolgono un ruolo chiave nei processi infiammatori. In occasione del lancio di bimekizumab nel nostro Paese Ucb Pharma presenta, inoltre, una nuova campagna di sensibilizzazione sulla patologia chiamata: ”Metti la psoriasi fuori gioco” per aiutare i pazienti a conoscere la propria malattia, incoraggiandoli a rivolgersi a specialisti che possano aiutarli ad affrontare il problema, con forza di volontà e determinazione.

La psoriasi è una malattia infiammatoria, cronica, non contagiosa della pelle, che in Italia colpisce circa 2 milioni di persone. Ha la stessa incidenza nei due sessi e può insorgere a qualsiasi età. Solitamente compare per la prima volta tra i 20 e i 30 anni, mentre è rara nei bambini. Un secondo picco di incidenza si registra nella fascia di età tra i 50 e i 60 anni. I sintomi più comuni – si legge nella nota – sono secchezza della cute, arrossamento, prurito ed eritema, dolore articolare, sensazione di bruciore e sanguinamento. La psoriasi, però, non deve essere considerata solo una malattia della pelle. Si tratta, infatti, di un’affezione ad interessamento sistemico, associata a molte altre patologie, prima fra tutte l’artrite psoriasica, che interessa fino al 30% dei malati, oltre a disturbi articolari, metabolici, cardiovascolari e intestinali.

“Il meccanismo d’azione di bimekizumab è assolutamente innovativo – spiega Paolo Gisondi, professore associato di Dermatologia presso l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona – E’ un anticorpo monoclonale diretto sia contro l’interluchina 17 A, che contro l’interluchina 17 F, rendendolo diverso rispetto alle altre molecole disponibili oggi, che sono dirette solo contro l’interluchina 17 A o contro il suo recettore. Questa non è solo una differenza ‘classificativa’, ma lo è in termini di efficacia. Perché per medici e pazienti, bimekizumab costituisce un’ottimizzazione dei trattamenti in essere. I tempi di somministrazione – continua Gisondi – poi, sono molto agevoli: si passa, infatti, da due iniezioni sottocutanee una volta al mese nella fase di induzione, a una volta ogni due mesi in quella di mantenimento. Questo aiuta anche la compliance, che è un elemento importante per gestire al meglio la terapia e ottenere una remissione clinica della patologia”.

“Le aspettative dei pazienti psoriasici sono molto alte – afferma Piergiorgio Malagoli, responsabile PsoCare Unit Irccs Policlinico San Donato di Milano – anche perché, negli ultimi anni, l’informazione sulla patologia e sulle soluzioni terapeutiche è aumentata, così come la consapevolezza di poter curare e gestire una malattia di cui soffrono da decenni e per la quale non hanno avuto una risposta adeguata. Anche se l’armamentario terapeutico per la psoriasi è oggi costituito da molecole innovative in grado di garantire un alto livello qualitativo – aggiunge -, la novità del meccanismo d’azione di bimekizumab lo mette nelle condizioni di misurarsi sia nei confronti dei pazienti naïve, sia in coloro che hanno sperimentato fallimenti con altri trattamenti, permettendo di compensare le difficoltà incontrate”.

“Oltre all’efficacia, poi, il farmaco ha manifestato un buon profilo di sicurezza. E questo – conclude Malagoli – è fondamentale per una malattia cronica come la psoriasi. Con queste molecole, infatti, vengono bloccate le citochine infiammatorie, ma se si sospende la terapia, nella maggior parte dei casi la malattia si ripresenta. Ecco perché avere oggi a disposizione farmaci che possono essere utilizzati per lunghi periodi di tempo, permette di avere malati di psoriasi con un controllo pressoché totale della malattia”.