La prof.ssa Graziottin: ‘La TOS è amica del cuore femminile e non varia il rischio di tumore al seno. Da anni nel nostro Paese si pratica terrorismo psicologico, privando molte persone sintomatiche di un trattamento necessario. È ora di valutare solo l’evidenza scientifica’. La terapia ormonale sostitutiva (TOS) aiuta il cuore delle donne in menopausa. Il trattamento infatti, se prescritto immediatamente al termine del periodo fertile femminile e iniziato tra i 45 e i 58 anni, riduce del 52% il rischio cardiovascolare. La TOS, inoltre, non aumenta la probabilità di essere colpiti da tumore al seno. Sono numeri che provengono da uno studio danese, pubblicato sul numero del British Medical Journal del 9 ottobre. “Si tratta di dati davvero significativi, che spazzano via anni di pregiudizi sulla TOS. Nella ricerca sono state coinvolte 1.006 donne, seguite per ben 16 anni. La metà di loro è stata trattata con terapia ormonale, l’altra parte ha seguito invece l’invecchiamento naturale. 33 donne del gruppo di controllo hanno avuto infarti, angine o insufficienze cardiache fatali, contro le 16 del gruppo trattato con TOS (OR= 0.48, P=0.015). 17, nel gruppo di controllo, sono state colpite da un tumore al seno, mentre 10 nel gruppo trattato (OR=0.58, P=0.17). Questo significa eventi cardiovascolari avversi dimezzati, senza aumento di cancro al seno, né di altre neoplasie – commenta la prof.ssa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia dell’Ospedale S. Raffaele Resnati di Milano e Presidente della ‘Fondazione Graziottin per la cura del dolore nella donna Onlus’, durante un incontro a Milano –. Come sottolineato anche dall’American Society for Reproductive Medicine: ‘Questi dati dovrebbero rassicurare i milioni di donne che hanno bisogno della TOS per curare i sintomi menopausali. Il numero di persone studiate non è enorme, ma un follow-up di 16 anni è davvero molto rassicurante’”. Purtroppo, i dati sull’utilizzo della TOS in Italia parlano chiaro: soltanto il 3% delle donne in menopausa la utilizza. I pregiudizi sulla terapia sono molti, aumentati in maniera esponenziale dopo la pubblicazione, nel 2002, di un altro studio che evidenziava un incremento dello 0,08% (8/10.000 donne) dei tumori alla mammella dopo 5 anni di terapia. Ma la stessa ricerca evidenziava che la TOS dava una riduzione dello 0,07% di tumori al seno (meno 7/10.000), nelle donne isterectomizzate, cioè senza utero. “Si tratta della nota Women’s Health Initiative (WHI) – prosegue la prof.ssa Graziottin –, un’indagine condotta su 27.000 mila donne e pubblicata su JAMA. Ma si trattava di persone molto più avanti con l’età (una media di 63 anni), in menopausa già da anni, che soffrivano di patologie dovute al fisiologico invecchiamento. Inoltre, già il WHI evidenziava un dato molto chiaro: l’analisi per fasce di età aveva ben dimostrato i sostanziali benefici, in termini di riduzioni dei sintomi e della vulnerabilità cardiovascolare, nelle donne trattate subito dopo la menopausa, in linea con il recente studio danese. Al punto che era stato coniato il termine di “window of opportunity” (finestra di opportunità terapeutica) proprio per indicare che la TOS è positiva per la salute, se assunta subito al termine del periodo fertile, mentre può essere controproducente se la terapia è iniziata in donne anziane, dopo anni dalla menopausa. La ricerca danese riprende e conferma in pieno questo concetto”.
In sintesi: lo studio danese conferma i dati precedenti, anche del WHI, sull’età ottimale – subito dopo la fine dell’età fertile – per iniziare senza rischi la terapia ormonale. Mostra inoltre una riduzione del 52% del rischio cardiovascolare, senza aumento dei tumori. Rassicurando sulla sicurezza d’uso subito dopo la menopausa, dovrebbe incoraggiare a usare la TOS per: migliorare la qualità di vita, l’energia e la sessualità; per ridurre le patologie a breve e lungo termine causate dalla carenza estrogenica; per stare bene a lungo, spendendo molto meno.
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