Roma, 8 mar. (Adnkronos Salute) – Si chiama “Next generation healthcare”, è una “infrastruttura di innovazione in sanità con cui il politecnico di Milano si insedierà all’interno di Mind”. Lo ha detto Alberto Cesare Redaelli, direttore della Sezione di Bioingegneria, Politecnico di Milano all’evento ‘Collaborare per competere: il modello Federated innovation @Mind per lo sviluppo del sistema Paese’, organizzato a Roma dalla rete di circa 40 imprese sorta nel distretto di Mind (Milano innovation district) per creare progetti d’innovazione.
L’infrastruttura avrà “uno spazio di 5mila metri quadrati – continua il professore – in cui coesisteranno dei laboratori che ricreeranno setting di cura (casa del paziente, sala operatoria, palestra di riabilitazione) e laboratori tecnologici che riassumono le competenze che sono all’interno dell’Università: dall’intelligenza artificiale, alla sensoristica ambientale e indossabile, dal metaverso fino alla digital therapeutics e, ovviamente, telemedicina, digital twin (gemello digitale, ndr). Sono tutte tecnologie interconnesse che vogliamo mettere a terra”.
“Siamo un’àncora che si sta insediando all’interno di Mind – precisa Redaelli – e contiamo di farlo nei prossimi mesi con la chiusura di un percorso che fa della partnership pubblico-privato un punto di forza” grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) del ministero. “Il progetto – spiega il professore – si chiama Next generation healthcare, non Next generation hospital”. Questo “non perchè gli ospedali non siano improntati, ma perché è importante il patient journy”, il percorso del paziente, “come ha ricordato Giuseppe Banfi”, direttore scientifico Irccs Galeazzi- S. Ambrogio e professore ordinario di Biochimica clinica, Università Vita Salute San Raffaele, Milano. “Se vogliamo affrontare la sfida della salute del domani – fa presente Redaelli – dobbiamo seguire la filiera, partire dalla prevenzione ed educazione e finire nella casa del paziente. In questo, la tecnologia digitale è fondamentale perchè il ‘journey’- osserva – è tale se il dato segue il paziente, l’informazione viaggia con lui. Questa è la sfida, insieme a quella di mettere a terra una serie di tecnologie abilitanti, che una Università come PoliMil sviluppa per vocazione e natura”.
”Questa infrastruttura – argomenta il professore – è anche la modalità con cui il politecnico atterra su Mind”. Anche se uno dei “campus metropolitani è a 3 Km da Mind, il campus Bovisa-La Masa, la salute, all’interno del Politecnico sta diventando pervasiva, sappiamo che è uno dei motori trainanti dell’economia europea. In questa prospettiva, nell’atterrare in Mind, la grande vocazione alla salute fa sistema all’interno del motore economico che è Milano”.
Al Mind il Politecnico arriva con l’Università di Milano. “L’infrastruttura – precisa Redaelli – è sviluppata da PoliMi, ma è stata condivisa perché anche l’università di Milano sarà in Mind e perché siamo complementari. Noi, come PoliMi, abbiamo una più spiccata vocazione all’innovazione e alla tecnologia mentre l’Università è più sulle life science in senso lato. Insieme siamo 4mila professori”, migliaia di studenti “che studiano in ambiti che sono connessi a temi che saranno sviluppati su Mind”.
Al centro “c’è l’impresa. Può sembrare scontato in una partnership publico-privata – osserva Redaelli – E’ vero che dobbiamo costruire questo in maniera paritetica con le imprese, ma la realtà dei fatti è che vogliamo fare molto di più perché volgiamo aiutare le imprese nell’ultimo miglio, nella parte più difficile di validazione e certificazione del prodotto, e vogliamo farlo come open innovation, e la sinergia con Mind è molto forte”. L’intento “non è solo collaborare con i grandi partner – rimarca il professore – ma anche con le imprese del territorio in senso lato perché offriamo servizi, strutture, portali per queste aziende anche con spin-off e start-up del nostro ecosistema. Sappiamo l’importanza di avere un background fertile di start up e spin-off. In questo la Lombardia è fortunata con 5 tra i migliori incubatori. Crediamo che un’infrastruttura come quella che abbiamo pensato – conclude Redaelli – sia una vetrina e una valorizzazione delle nostre spin-off e start-up, ma che anche queste valorizzino le nostre imprese”.