Milano, 17 gen. (Adnkronos Salute) – Le Avis della Lombardia “sono fortemente in difficoltà. Il sistema regionale associativo è in perdita di oltre 2 milioni di euro, una perdita coperta fino ad oggi dalle Avis lombarde che hanno utilizzato le loro risorse accantonate in 95 anni. Risorse sottratte all’attività statutaria dell’associazione e non destinate alla copertura dell’aumento dei costi sanitari che sono esclusivamente di competenza del sistema pubblico”. Oscar Bianchi, presidente regionale dell’Associazione volontari italiani sangue, lancia l’allarme oggi in conferenza stampa a Milano. C’è “forte preoccupazione circa la mancata sostenibilità del sistema lombardo” avverte, rivolgendo un appello alla Regione.
“Messa in sicurezza del sistema trasfusionale lombardo, riposizionamento del Coordinamento regionale entro l’attività di programmazione e pianificazione, centralità della donazione al servizio del malato, che va tutelata”. Questi gli interventi “indispensabili” secondo le Avis che sul territorio lombardo raccolgono, in convenzione con le Asst (Aziende socio sanitarie territoriali, ex Aziende ospedaliere), il 40% del sangue ed emoderivati (circa 200mila unità) con proprie strutture associative di raccolta (Udr e relative articolazioni). Il 90% del sangue in regione (circa 460mila unità tra sangue e plasmaderivati), compreso quello raccolto direttamente dalle strutture ospedaliere, viene donato dai circa 270mila donatori avisini, ricorda l’associazione rivendicando “l’indispensabilità” del proprio ruolo.
L’Avis evidenzia in particolare il fatto che “le tariffe previste dalla Convenzione Stato-Regioni, il cui schema tipo è stato approvato l’8 luglio 2021, risultano insufficienti perché basate su dati economici del 2017 che oggi, come noto, hanno avuto più incrementi e anche di notevole entità”.
“Le numerose interlocuzioni avute fino ad oggi con Regione Lombardia, per costruire uno schema di Convenzione unica regionale – riporta l’Avis – hanno avuto lo scopo di annullare le disparità territoriali/locali, di dare una parificazione economica delle attività di Avis a quelle effettuate nei centri trasfusionali pubblici e, soprattutto, hanno avuto l’obiettivo di garantire la sopravvivenza dell’associazione”, che ad oggi è però “in grave perdita economica/patrimoniale”. Bianchi spiega che “abbiamo lavorato in tutti questi mesi per addivenire a una soluzione con Regione Lombardia, ma, pur trovando apertura da parte della politica, abbiamo trovato uno scoglio al momento insormontabile, quello dell’ambito tecnico”.
Il coordinamento del sistema trasfusionale è infatti in capo a Src/Areu, che ha lo scopo di gestire l’emergenza-urgenza. Ma “il sistema sangue non è emergenza e urgenza, è programmazione e pianificazione – precisa il presidente – Non possiamo essere considerati ‘fornitori’, bensì attori di pari livello delle strutture trasfusionali, ancorché accreditati e certificati. Dobbiamo muoverci dentro un sistema che risponda alla necessità quotidiana di cura delle persone attraverso il sangue ed emoderivati. Serve un cambiamento di rotta di carattere strutturale – esorta Bianchi – facilmente attuabile spostando la gestione del sangue dentro la Direzione generale Welfare. Anche al fine di non doversi trovare nuovamente in una condizione come quella attuale, dove la parte tecnica rallenta l’obiettivo che è sì politico, ma soprattutto etico e a servizio del malato”.
Avis Lombardia chiede quindi “un impegno forte e determinato al prossimo governo della Regione affinché, come primo atto, recepisca lo schema di convenzione rispondente alle istanze di Avis, in termini di riconoscimento delle spese sanitarie che generano la perdita nelle attività di raccolta associative, allineando così le attività associative a quelle gestite direttamente dagli ospedali”. Conclude il presidente: “La sostenibilità dell’attività associativa, che ricopre un ruolo di importanza primaria a livello regionale e nazionale, e la necessità di programmare il sistema trasfusionale, sono passi fondamentali che vanno a rimarcare la centralità della donazione a servizio del malato, che necessita di essere tutelata a ogni costo”.