Roma, 31 mar. (Adnkronos Salute) – “Le malattie dell’apparato digerente sono la seconda causa di ricovero a livello nazionale subito dopo quelle di ambito cardiovascolare ma la gastroenterologia ha dei limiti per affrontare al meglio queste patologie poiché la presenza delle Unità operative complesse di Gastroenterologia non è diffusa in maniera omogenea su tutto il nostro territorio nazionale”. Così Marco Soncini, presidente Aigo – Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri, a margine del 29esimo Congresso nazionale delle malattie digestive promosso dalla Fismad e che vede riuniti a Roma circa 1.800 gastroenterologi.
Per Soncini, che è anche direttore del Dipartimento di Area medica dell’Asst di Lecco , che è “importante che il gastroenterologo possa operare all’interno di una struttura complessa che esprima meglio la propria efficacia terapeutica e diagnostica”. “Abbiamo espresso nel tempo dati importanti e collaborazioni con il ministero della Salute – ricorda l’esperto – che dimostrano come quando il gastroenterologo affronta delle patologie, come ad esempio l’emorragia digestiva, questi danno origine a esiti migliori sia in termini di degenza che di mortalità. Avere delle gastroenterologie è importante, averle in un contesto di rete regionale e nazionale lo è ancora di più”.
L’integrazione tra gastroenterologia ospedaliera e territorio “è fondamentale – rimarca Soncini -: troppo a lungo le due realtà sono state distanti. Certamente la pandemia ci ha insegnato quanto sia invece importante una continuità di cure a livello ospedaliero e del territorio. Partendo proprio da quelle patologie croniche che in gastroenterologia sono frequenti, come la cirrosi epatica e le malattie infiammatorie croniche intestinali, fare un percorso condiviso con i medici di Medicina generale diventa fondamentale. Noi come Aigo e, soprattutto, in ambito Fismad stiamo portando avanti questo percorso con le società scientifiche dei medici delle cure primarie al fine di fare dei percorsi di cura sempre più appropriati e facilitando la continuità di cura ai nostri pazienti, non solo negli ospedali ma anche sul territorio”.