Roma, 23 mar. (Adnkronos Salute) – Una persona su tre ricoverata nei reparti di medicina è malnutrita e questa condizione si correla con una prognosi peggiore. Per questo è necessario valutare subito all’ingresso in ospedale lo stato nutrizionale dei pazienti per definire la loro prognosi a breve termine, il rischio di mortalità e adottare misure correttive. Ne sono convinti i ricercatori dell’Università Cattolica-Policlinico A. Gemelli di Roma che, attraverso uno studio, hanno messo a punto un ‘calcolatore’ per individuare i pazienti più a rischio e, di conseguenza, allertare subito il dietologo.
“La valutazione dello stato nutrizionale di un paziente e dunque l’eventuale diagnosi di malnutrizione – spiega Emanuele Rinninella, dell’Uoc di Nutrizione clinica, Fondazione Policlinico Gemelli e ricercatore in Scienze tecniche dietetiche applicate presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – viene normalmente effettuata attraverso lo score Glim (Global leadership initiative on malnutrition), che si basa su criteri ‘fenotipici’ (riduzione del peso, della massa muscolare e dell’indice di massa corporea) ed ‘eziologici’ (riduzione dell’introito calorico e presenza di uno stato infiammatorio). Il problema è che nella pratica clinica quotidiana applicare a tutti i pazienti questa valutazione risulterebbe indaginoso per medici concentrati su diverse dinamiche assistenziali. Tuttavia, è possibile effettuare una valutazione prognostica ‘semplificata’, basata sullo stato nutrizionale del paziente ricoverato, utilizzando lo score Conut (Controlling nutritional status), già validato su pazienti oncologici, chirurgici e gastroenterologici e utilizzato in maniera retrospettiva in Asia (Cina e Giappone) come indicatore di prognosi nei pazienti ricoverati”.
L’efficacia di questo score – riporta una nota – non era finora mai stata validata su pazienti occidentali ricoverati nei reparti di medicina. A colmare questo gap hanno provveduto Rinninella e Maria Cristina Mele, responsabile dell’Uoc di Nutrizione clinica del Gemelli e professore aggregato di Scienze tecniche dietetiche applicate, Università Cattolica del Sacro Cuore, attraverso uno studio pubblicato su ‘Nutrients’. “Abbiamo rilevato i dati del test Conut – spiega Rinninella – di 203 pazienti ricoverati presso i reparti di Medicina interna e gastroenterologia del Gemelli, al momento dell’ingresso in reparto. I risultati ottenuti ci hanno consentito di stratificare i pazienti in 4 categorie, a seconda del loro stato nutrizionale (normale da 0 a 1; malnutrizione lieve 2-4; moderata 5-8 e grave 9-12); l’algoritmo di questo test si basa sui valori di albumina, sulla conta totale dei linfociti e sul colesterolo totale, parametri immuno-nutrizionali facilmente reperibili nelle prime analisi ematochimiche effettuate al momento del ricovero”.
Dai risultati del test – prosegue la nota – è emerso che solo un paziente su 5 (21,7%) presentava uno stato nutrizionale adeguato, uno su tre mostrava segni di malnutrizione lieve (32,5%) uno su 3 di malnutrizione di grado moderato (33,5%) e il 12,5% di malnutrizione grave. “Confrontando questi dati con la durata del ricovero – sottolinea Rinninella – è emerso che sia la degenza media che la mortalità aumentano all’aumentare di questo score; in particolare, un punteggio Conut da moderato a severo correla con un aumento della permanenza di ospedale del 52% (pari a 3 giorni in media di più) e un Conut elevato si associa ad un’aumentata mortalità. La novità di questo studio è l’aver dimostrato la possibilità di offrire ai clinici uno strumento semplicissimo per individuare precocemente la malnutrizione nel paziente ricoverato in medicina interna. Si tratta del primo studio di questo tipo, effettuato in un contesto ospedaliero italiano, e ha dimostrato il valore predittivo di uno score semplice da applicare, con appena tre dati di laboratorio”.
“Al di là del suo valore prognostico – evidenzia Rinninella – la valutazione semplificata dello stato nutrizionale consente di intervenire con una strategia nutrizionale su misura che va dalla dieta, alla supplementazione di alimenti a fini medici speciali, alla nutrizione artificiale (enterale o parenterale). Nello studio la somministrazione di supplementi nutritivi entro 48 ore dal ricovero correlava con una riduzione del rischio di mortalità (-12%).”
“Un paziente anziano con perdita parziale o totale dei denti o che mastichi con difficoltà – ammonisce Mele – in appena tre giorni di ricovero può andare incontro a malnutrizione; per questo è fondamentale richiedere subito una valutazione nutrizionale, se possibile entro 48 ore dall’ingresso in reparto, per intervenire prima che il problema si instauri e vada a complicare e a prolungare la degenza. Oggi, il problema malnutrizione, studiato trasversalmente in tutto il mondo, rappresenta una vera emergenza, alla luce della sua prevalenza e delle complicanze che può favorire”. Il Policlinico Gemelli “è uno dei primi ospedali d’Italia soprattutto in ambito oncologico, dove il rischio malnutrizione è molto più alto che in altri contesti. Nel percorso di cura della maggior parte dei tumori, in particolare di quelli localizzati nel tratto gastro-intestinale, è sempre presente uno stato di malnutrizione, che va correttamente individuato, e sul quale è necessario agire prontamente. È dunque importante che le grandi strutture ospedaliere potenzino sempre più le attività di nutrizione clinica per consentire a medici nutrizionisti e dietisti di raggiungere il maggior numero di pazienti possibile” conclude.