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Studio, integratori possono ridurre il colesterolo Ldl

Roma, 3 mar. (Adnkronos Salute) – Il fisiologico metabolismo del colesterolo può essere controllato con l’assunzione di sostanze di origine naturale, con provata efficacia e ridotti effetti collaterali. Lo dimostra uno studio condotto su 526 pazienti, pubblicato sulla rivista scientifica ‘Ffhd’ (Functional Foods in Health and Disease), in cui c’è stata una riduzione di oltre il 20% dei livelli del colesterolo ‘cattivo’ (Ldl) grazie alla supplementazione con un nutraceutico (Liponamed) già dopo 30 giorni di trattamento. Se ne è parlato oggi a Milano, in una conferenza stampa realizzata con il supporto di Named Group, azienda di riferimento nella produzione e distribuzione di integratori alimentari.

Secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss) – ricorda una nota diffusa dall’azienda – sono più di 10 milioni (circa un cittadino su 6) le persone colpite da dislipidemie lievi e moderate, cioè alterazioni nella quantità di grassi nel sangue, in particolare trigliceridi e colesterolo. Il 40% di loro, pari a 4,6 milioni di adulti, non ne è consapevole e non viene quindi trattato, con il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari che richiedano trattamenti farmacologici. “La correlazione tra dislipidemie e patologie cerebro-cardiovascolari è stata scoperta ormai da diversi anni – afferma Claudio Cricelli, presidente Simg (Società italiana di medicina generale) – e da allora i medici hanno assunto consapevolezza dell’importanza di trattare anche il fattore di rischio lieve che, su alcuni pazienti, può avere conseguenze gravi, come infarto del miocardio e aterosclerosi. Ipercolesterolemia e aumento dei trigliceridi sono condizioni asintomatiche e possono essere individuate solo attraverso esami del sangue, prescritti o come controlli di routine, o per familiarità”.

Come sottolinea Arrigo Cicero, presidente della Società italiana di nutraceutica (Sinut), “le linee guida nazionali e internazionali – quelle delle società europee di cardiologia (Esc) e arteriosclerosi (Eas) del 2019 – suggeriscono l’importanza di ridurre la colesterolemia anche nelle forme di dislipidemia lievi, con il mantenimento di un’alimentazione varia ed equilibrata, un corretto stile di vita e l’associazione, se necessario, di specifici integratori alimentari. Questi prodotti – spiega Cicero – si sono rivelati utili nei soggetti che presentino livelli non ottimali di trigliceridi e colesterolo nel sangue e un rischio cardiovascolare non elevato”, normalizzando e i livelli.

“Oggi le lipoproteine Ldl sono considerate una causa della malattia aterosclerotica, non più solo un fattore di rischio – precisa Francesco Natale, cardiologo – Questo cambio di paradigma permette di considerare il nutraceutico un alleato importante nelle dislipidemie lievi e moderate. Lo studio pubblicato su Ffhd è frutto di una collaborazione tra lo specialista e il medico di medicina generale: una sinergia fondamentale per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, che permette di raggiungere rapidamente il target di trattamento. Il trattamento long-term a base di nutraceutici, come tutti i trattamenti a lunga durata, presenta un grosso ostacolo: l’aderenza al protocollo – evidenzia lo specialista – La collaborazione con il medico di famiglia, per il rapporto privilegiato con l’assistito, è una delle armi più efficaci”.

“L’offerta di nutraceutici è molto vasta – rimarca Alessandro Colletti, Dipartimento di Scienze e Tecnologie del Farmaco presso l’Università degli Studi di Torino – Ognuno di essi presenta principi attivi e proprietà differenti, non adatte al trattamento di tutti i soggetti. Per questo è importante che la persona non si orienti da sola verso la scelta, ma si rivolga al proprio medico, al biologo nutrizionista o al farmacista. Il prodotto dovrebbe essere scelto sulla base della qualità della materia prima e della formulazione, che spesso prevede più attivi combinati, per sfruttare i molteplici meccanismi d’azione”. A tale proposito, “la monacolina k – continua Colletti – ha un’azione di blocco della sintesi del colesterolo a livello epatico. Il bergamotto, grazie alle sostanze polifenoliche, è in grado di abbassare qualitativamente i livelli di Ldl” rendendo i lipidi presenti “meno dannosi per la formazione della placca ateromasica. La berberina, invece, aiuta a eliminare il colesterolo a livello del fegato e migliora i valori di glicemia sia postprandiale che a digiuno. La vitamina k2 – conclude – ha dimostrato di aumentare l’elasticità dei vasi”.

“Named Group assicura qualità e affidabilità a tutte le fasi che portano alla disponibilità in farmacia di un integratore alimentare, dalla ricerca, agli attivi impiegati, fino alla tecnica farmaceutica che spesso porta a brevetti innovativi – dichiara Alessio Romitelli, direttore operativo del gruppo – Il centro della strategia di Named Group è da sempre il consumatore con le sue esigenze di benessere psicofisico, per questo il nostro impegno è rivolto a mettere a disposizione strumenti di analisi e linee di nutraceutici all’avanguardia, sempre più improntati a dare, oltre a sicurezza e qualità, una risposta precisa alla domanda di sano equilibrio del consumatore”.