Roma, 31 mar. (Adnkronos Salute) – Oltre 60mila nuovi casi di tumore del seno l’anno attesi nel 2025 (+10%) e oltre 66mila nel 2030 (+21%), fortunatamente più del 90% scoperto in fase precoce. Se il numero delle nuove diagnosi sembra destinato ad aumentare, in base alle proiezioni dell’Associazione internazionale dei registri tumori, grazie a cure sempre più complesse e precise che continuano a migliorare, allo screening mammografico e alla diagnosi precoce, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi arriva all’87% e all’80% a 10 anni.
Anno dopo anno, aumenta il numero di donne che vivono in Italia dopo una diagnosi di carcinoma della mammella: nel 2020 erano 850mila, circa 250mila di queste avevano avuto una diagnosi da meno di 5 anni, hanno evidenziato gli esperti al convegno “Follow up of Early Breast Cancer: Working for a 2023 consensus”, con l’obiettivo di arrivare ad una conferenza di consenso per aggiornare e rendere più efficace l’attività di follow-up, i controlli periodici dopo una diagnosi di tumore del seno.
“L’aumento delle donne che vivono in Italia dopo una diagnosi di carcinoma della mammella – afferma Fabrizio Stracci, presidente Airtum (Associazione italiana registri tumori) – è un dato molto positivo. Non dimentichiamo però che questo tumore è caratterizzato, oltre che dall’elevata frequenza, anche da un rischio di recidiva, o di un secondo tumore che, seppure piccolo, permane per oltre 10 anni dalla diagnosi”. “Sono proprio queste 250mila donne quelle maggiormente interessate a un follow up con visite specialistiche e controlli più frequenti – prosegue Stefania Gori, presidente Aigom (Associazione italiana gruppi oncologici multidisciplinari) e direttore Dipartimento oncologico Irccs Negrar di Valpolicella –. È infatti nei primi 5 anni dalla diagnosi che si verifica il maggior numero di riprese di malattia, con entità del rischio differenziato a seconda delle caratteristiche clinico-bio-patologiche”.
“Il numero crescente di donne con carcinoma mammario in fase precoce determina problematiche organizzative quotidiane nei centri oncologici italiani e la necessità del coinvolgimento di altre figure professionali, in primis quella del medico di medicina generale – sottolinea Giuseppe Curigliano, professore ordinario di oncologia medica all’Università Statale di Milano e direttore sviluppo nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto europeo di oncologia di Milano –. Dall’altro diventa sempre più evidente la necessità di identificare un follow up ‘differenziato’ a seconda del grado di rischio di ripresa di malattia che presenta la singola paziente. Ma anche intervenendo a monte”, aggiunge facendo l’esempio della Francia, dove è “attivo Interception, un programma pilota innovativo e unico”.
Il programma, spiega, “valido anche per il percorso di follow-up, comprende l’identificazione degli individui a più alto rischio di cancro; l’informazione e l’educazione di tali individui in materia di prevenzione adattata al rischio; la creazione di un piano di prevenzione personalizzato (Ppp), in linea con le scelte e le preferenze degli individui, compreso l’adeguamento di tale piano in base agli esami, alla storia personale e alle conoscenze scientifiche; il trattamento rapido in caso di sospetto o diagnosi di cancro. L’intero percorso mira a ridurre l’incidenza del cancro avanzato negli individui ad alto rischio, la morbilità e la mortalità, nonché i costi delle cure mediche. Consente inoltre lo sviluppo di una ricerca di alta qualità su tutti i fronti”.
“L’assenza di evidenze recenti della letteratura sulla tipologia di follow up, i progressi diagnostico-terapeutici che indicano oggi con maggior definizione i sottogruppi di carcinoma mammario a maggior rischio di ripresa, e le possibilità terapeutiche efficaci qualora la malattia diventi metastatica, rendono necessario ‘rivedere’ le modalità con cui viene effettuato il follow up del carcinoma mammario in fase precoce – chiosa Gori – Questo potrà permettere di identificare modelli di follow up diversi: esami strumentali e visite oncologiche più frequenti magari nelle donne con carcinomi mammari a maggior rischio di ripresa, meno frequenti nelle donne a basso rischio”.