Milano, 4 giu. (Adnkronos Salute) – “E’ il secondo tumore della pelle non-melanoma per incidenza, il primo per mortalità”. Il carcinoma cutaneo a cellule squamose (Cscc, o spinocellulare) non finisce spesso sotto i riflettori, “ma rappresenta il 20% dei tumori cutanei non-melanoma” e l’impatto sulla qualità di vita “è molto forte” nei casi in fase avanzata, “il 5% circa” di quelli che vengono diagnosticati in un anno e che sono in tutto 11mila secondo le stime in Italia. Per queste persone convivere con un Cscc significa fare i conti con una malattia aggressiva, deturpante, dolorosa, mortale. E’ il quadro tracciato da Ketty Peris, direttore dell’Unità operativa complessa di Dermatologia, università Cattolica del Sacro Cuore e Policlinico Gemelli di Roma.
Se nelle forme precoci il bisturi o la radioterapia consentono di gestire il problema, per quelle avanzate e aggressive “non è possibile e fino a pochi giorni fa non c’era alcuna terapia sistemica approvata, non un protocollo standardizzato”, con il risultato di avere “percentuali di risposta molto basse a farmaci con importanti effetti collaterali”, dice l’esperta che è anche a capo della società scientifica Sidemast. Sopravvivenza mediana di questi pazienti? “Tra 8 e 15 mesi, con una media di 10-11 mesi”, inferiore quindi all’anno. Da oggi però, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della determina che ne ammette la rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale, è disponibile in Italia cemiplimab, il primo anticorpo monoclonale anti-PD-1 specifico per il trattamento del carcinoma cutaneo a cellule squamose avanzato.
Sviluppato congiuntamente da Sanofi e Regeneron, questo farmaco immunoterapico si lega al recettore del checkpoint immunitario PD-1 (proteina 1 di morte cellulare programmata) bloccandone la via di segnalazione. In questo modo, consente di ripristinare il corretto funzionamento del sistema immunitario, aiutandolo a riconoscere e distruggere il tumore e bloccarne la proliferazione. “E’ un’ottima notizia per i pazienti e per noi medici la disponibilità anche in Italia di questa nuova terapia che si è dimostrata molto efficace nelle forme avanzate”, sottolinea Paola Queirolo, direttore Oncologia medica del melanoma, sarcoma e tumori rari all’Ieo (Istituto europeo di oncologia) di Milano e responsabile linee guida Aiom tumori cutanei non melanoma.
Cemiplimab è indicato per il trattamento delle forme metastatiche o localmente avanzate quando chirurgia e radioterapia non sono più curative. “Stiamo parlando di casi – sottolinea Queirolo – in cui la malattia impatta fortemente su qualità e aspettativa di vita e per i quali, fino ad oggi, non esistevano trattamenti mirati ed efficaci. Grazie a risposte rapide, profonde e mantenute nel tempo, cemiplimab offre un’opzione in più anche per i pazienti più anziani”. E’ “una terapia endovena somministrata ogni 3 settimane – prosegue – La durata del trattamento è 2 anni negli studi fatti”.
Il Cscc “è correlato a una fotoesposizione cronica al sole e quindi colpisce particolarmente in età avanzata – illustra Peris – E’ una neoplasia che in alcuni casi può essere molto aggressiva, con un impatto importante anche sotto il profilo della qualità di vita dei pazienti: colpisce zone come cuoio capelluto, viso, orecchie, collo, braccia o gambe, con lesioni evidenti, che possono essere dolorose, deturpanti. Questo carcinoma richiede particolare attenzione perché rispetto ad altri ha un rischio maggiore di recidiva e di metastasi”.
L’immunoncologia e, in particolare, gli anticorpi monoclonali anti-PD-1 sono indicati anche nelle linee guida della European Association of Dermato Oncology (Eado) come trattamento sistemico di prima linea per i pazienti con forme avanzate di Cscc. Gli inibitori di PD-1 hanno dimostrato “una particolare efficacia” nelle neoplasie ad alto tasso di mutazione del Dna tumorale, come i carcinomi della pelle non-melanoma, evidenziano gli esperti. Tra questi, il Cscc “è quello con il maggior carico mutazionale”, dice Queirolo. “Quello che abbiamo osservato è che i pazienti con questa neoplasia rispondono velocemente a questo tipo di immunoterapia”.