Roma, 6 mar. (Adnkronos Salute) – Ancora in calo la mortalità per cancro in Europa. Secondo una ricerca coordinata dall’Università degli Studi di Milano assieme all’Università di Bologna, pubblicata sulla rivista scientifica ‘Annals of Oncology’, nel 2023 nell’Unione europea sono attesi circa 1.262.000 decessi per tumore, circa 172.300 nel Regno Unito. Il gruppo di ricercatori internazionali, guidati da Carlo La Vecchia, docente di epidemiologia all’Università Statale di Milano, stima un calo del 6,5% nei tassi di mortalità per tumore negli uomini e del 3,7% nelle donne tra il 2018 e il 2023.
L’équipe ha analizzato i tassi di mortalità per tumore nell’Ue e nei suoi cinque Paesi più popolosi (Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna), e nel Regno Unito. Lo studio, sostenuto da Fondazione Airc, prevede “andamenti favorevoli per i tassi di mortalità nei dieci siti tumorali più comuni in gran parte dei Paesi europei, anche se il numero assoluto di decessi aumenterà a causa dell’invecchiamento della popolazione”. Rispetto al picco di mortalità per cancro del 1988, i ricercatori stimano che, grazie al trend favorevole tra il 1989 e il 2023, nell’Ue saranno stati evitati circa 5,9 milioni di morti e circa 1,24 milioni nel Regno Unito.
“Se l’attuale tendenza favorevole dei tassi di mortalità per tumore dovesse continuare, un’ulteriore riduzione del 35% entro il 2035 sarebbe possibile – sottolinea La Vecchia – La cessazione del consumo di tabacco ha contribuito a questi andamenti. Per mantenerli nel tempo sono necessari ulteriori sforzi per controllare l’epidemia di sovrappeso, obesità e diabete, limitare il consumo di alcol, migliorare l’utilizzo degli screening per diagnosi precoce e le terapie, e controllare le infezioni virali per le quali esistono vaccini e terapie”. Le stime, precisano i ricercatori, non tengono conto della pandemia di Covid-19, successiva al periodo per i quali i dati di mortalità erano disponibili, che però “potrebbe avere avuto un effetto sulla mortalità per cancro, per i rallentamenti causati nei servizi di salute pubblica, influenzando sia la prevenzione secondaria che il trattamento e la gestione delle patologie tumorali”.
“Il controllo del tabagismo si riflette nella diminuzione della mortalità per tumore al polmone – spiega Eva Negri, docente di Medicina del lavoro al dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche all’Università di Bologna, responsabile dello studio – Ci sono ancora ampi margini di miglioramento, in particolare tra le donne, per le quali i tassi di mortalità per tumore del polmone continuano ad aumentare. Contrariamente a quanto notato per gli uomini, tra il 1989 e il 2023, nelle donne non risultano morti evitate per tumore al polmone nell’Ue”.
Un’altra neoplasia, prosegue Negri, “che non mostra miglioramenti tra gli uomini e aumenta nelle donne è il tumore al pancreas. Tra un quarto e un terzo di queste morti può essere attribuito al tabagismo, e le donne, soprattutto nei gruppi di età più avanzata, non hanno smesso di fumare”. Neoplasie ancora difficili da trattare. Nelle donne dell’Ue è previsto un aumento del 3,4% per il tumore al pancreas e dell’1% per quello del polmone. Nei cinque Paesi considerati sono previsti aumenti di mortalità per il tumore polmonare nelle donne del 14% in Francia, del 5,6% in Italia e del 5% in Spagna.
Esaminando nel dettaglio l’età delle donne, la mortalità si ridurrà nella fascia tra i 25 e i 64 anni, mentre si riscontra un aumento nelle ultrasessantacinquenni. “Questo è dovuto al fatto che le donne attualmente tra i 45 e i 64 anni, nate negli anni ’60 e ’70 – afferma Matteo Malvezzi, ricercatore all’Università di Milano – hanno fumato meno e smesso prima rispetto a quelle nate negli anni ’50, che erano ventenni negli anni ’70, quando il fumo tra le giovani donne era maggiormente diffuso”. Per il gentil sesso il tumore al colon-retto sarà la terza causa di mortalità neoplastica sia nell’Ue che nel Regno Unito, con tassi rispettivamente pari a 8 e 10 per 100.000 donne. Negli uomini il cancro alla prostata sarà la terza causa, con tassi previsti di 9,5 e 11,2 per 100.000 uomini nell’Ue e nel Regno Unito.