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Ucb, nuovi dati in reumatologia all’Eular 2021

Roma, 7 giu. (Adnkronos Salute) – Ucb, azienda biofarmaceutica globale, ha presentato nuovi dati per il suo anti-Tnf privo del frammento Fc, Cimzia* (certolizumab pegol), e il suo inibitore sperimentale di IL-17A e IL-17F, bimekizumab, al congresso europeo di Reumatologia (Eular) 2021, appena concluso. Sono stati accettati sette abstract per l’E-Congress e tutti – riferisce una nota aziendale – evidenziano l’impegno di Ucb per garantire innovazione in reumatologia e affrontare i bisogni insoddisfatti dei pazienti. Tre dei sette abstract sono stati presentati come poster con narrazioni guidate e sessioni di Q&A dal vivo.

“Le informazioni presentate all’Eular riflettono la nostra ricerca innovativa in reumatologia e ci preparano ad un futuro promettente. Questo importante appuntamento ha dato l’opportunità di collegare la nostra innovazione scientifica alle lacune e alle barriere che ancora esistono nei percorsi dei pazienti reumatologici”, ha detto Emmanuel Caeymaex, Executive Vice President, Immunology Solutions and Head of U.S., Ucb.

I dati di certolizumab pegol – si legge nella nota – comprendono un’analisi post-hoc dello studio di fase 3b C-Optimise nell’axSpA. L’analisi ha valutato l’attività della malattia e i marcatori clinici dell’infiammazione nei pazienti che non hanno avuto flare dopo la randomizzazione a certolizumab pegol a dose piena di mantenimento (200 mg ogni due settimane), certolizumab pegol a dose ridotta di mantenimento (200 mg ogni quattro settimane) o placebo nelle settimane 48-96 dello studio C-Optimise. L’analisi ha identificato un’attività di malattia più elevata e un aumento dei biomarcatori sierologici e infiammatori nei pazienti randomizzati al placebo che non hanno avuto una ricaduta durante le settimane 48-96 dello studio C-Optimise, rispetto a quelli che sono rimasti in trattamento con certolizumab pegol. I risultati confermano che i pazienti con axSpA che raggiungono una remissione mantenuta nel tempo traggono beneficio dal continuare il trattamento con certolizumab pegol, sia con la dose di mantenimento completa o ridotta – rispetto alla sospensione del trattamento.

Altri dati su certolizumab pegol – prosegue la nota – comprendono i risultati a due anni dello studio di fase 4, in aperto, C-View, che ha esaminato l’impatto del trattamento con certolizumab pegol sull’uveite anteriore acuta (Aau) in pazienti con axSpA e una storia recente di flare di Aau , e un’analisi post-hoc da uno studio interventistico di 52 settimane controllato con placebo nella nr-axSpA (C-axSpAnd) per identificare la positività della risonanza magnetica (Mri) per il coinvolgimento delle articolazioni sacroiliache e la positività per l’antigene leucocitario umano B27 (Hla-B27) al basale come fattori predittivi di risposta clinica al trattamento con certolizumab pegol alla settimana 52.

Ucb ha condiviso un’analisi prospettica che include i dati di più di 1.000 gravidanze con esposizione a certolizumab pegol almeno nel primo trimestre, rappresentando una delle più grandi coorti di gravidanze con esiti noti in pazienti che vivono con axSpA, CD, PsA, PSO e RA che sono state esposte a un biologico. Nessun aumento degli esiti avversi della gravidanza o di specifiche malformazioni congenite è stato osservato nelle gravidanze in corso di trattamento con certolizumab pegol rispetto alla popolazione generale. I dati – conclude la nota – hanno ulteriormente confermato l’influenza di fattori confondenti, come specifiche malattie infiammatorie croniche (Cid), farmaci concomitanti o comorbidità, sugli esiti della gravidanza. Presi insieme, questi dati offrono ulteriori informazioni per gli operatori sanitari che considerano il trattamento con certolizumab pegol, se clinicamente necessario, per le loro pazienti in età fertile.