Roma, 20 lug. (Adnkronos Salute) – “Gli operatori sul campo sono i veri influencer per la vaccinazione. Gli attori principali sono i medici di medicina generale. Bisogna rendere la vaccinazione più facile possibile. La Regione Lazio ha coinvolto per prima le farmacie, è fondamentale. La vaccinazione va portata dentro ai percorsi ospedalieri. All’interno dei grandi ospedali di Roma c’è questo percorso che può diventare molto virtuoso per dare al paziente quello che serve per migliorare la qualità della vita grazie anche alla disponibilità di nuovi vaccini. La Regione Lazio ha dato una cornice amministrativa a questo”, spiega Roberto Ieraci, Gruppo Strategie vaccinali, Regione Lazio, nel suo intervento alla tavola rotonda ‘Strategie, modelli e strumenti per una maggiore diffusione della vaccinazione dell’adulto anziano’, all’interno della settima edizione della due giorni – il 19 e 20 luglio a Roma e online – che Italia Longeva, di concerto con il ministero della Salute, dedica annualmente alla Long-term care.
“La popolazione invecchia e la vaccinazione, più che un preventivo, è un aspetto di healthcare – sottolinea l’esperto – Sono stato il primo a introdurre l’antinfluenzale adiuvato trivalente in Europa perché era la tecnologia più avanzata per amplificare la risposta immunitaria negli anziani. Dobbiamo usare i vaccini più efficaci, ma il futuro degli antinfluenzali dipende da quello del Covid a mRna. Abbiamo due anti pneumococcici nuovi, un nuovo ricombinante adiuvato per l’herpes zoster. Dovremmo sfruttare la co-somministrazione dei vaccini, che aumenta solo il rischio di qualche disturbo in più a livello locale”.
Nelle campagne antinfluenzali, “in Regione Lazio, in particolare – continua Ieraci – abbiamo cercato l’appropriatezza del vaccino. Ci sono Regioni che hanno usato un vaccino standard in un bambino o in un anziano. In realtà ci sono in base a età e stato di salute”. A livello organizzativo, “ci vuole un protocollo operativo su cosa devono fare Asl, medici, pediatri, operatori vaccinatori”, aggiunge il medico sottolineando che “gli operatori, oltre al know how culturale, devono avere anche tecniche di comunicazione adeguate perché i vaccini antinfluenzali sono sicuri, ma moderatamente efficaci, rispetto al Covid che è 80-90% contro il 40-50% dell’antinfluenzale”.
Per i medici di medicina generale Ignazio Grattagliano, coordinatore Puglia della Società italiana di medicina generale (Simg), parlando alla tavola rotonda di Italia Longeva osserva che “il Covid ci ha risvegliato nozioni che dovevano già esserci nella memoria. La risposta a un vaccino – evidenzia – non è scontata e uguale in tutte le persone, anche se hanno stessa età, patologia e stesso attore di rischio. Una estrazione dal databse dei medici di medicina generale ha evidenziato che i più vulnerabili sono gli over 70, ma il fattore di rischio complicanze infettive varia in base anche alla tipologia sociale”.
“I soggetti anziani fragili – precisa Grattagliano – possono avere una diversa tipologia sociale: vivere in ambiente familiare protetto, vivere da soli con familiare o caregiver più o meno efficiente, da soli o in residenze (Rsa) più o meno efficienti”. Gli anziani sono inoltre “esposti alle complicanze per malnutrizione – aggiunge – aspetto non considerato nei dati Simg perché non sono presenti su sistema health search”.
A proposito dei dati, in Simg, selezionando un vaccino da monitorare, il pneumococcico, attraverso un applicativo al gestionale “abbiamo individuato i pazienti vaccinabili. Possiamo calcolare il rischio di fragilità con le carte di rischio, individuare lo score di fragilità e valutare e gestire la situazione antipneumococcica”, rimarca Grattagliano. Per il vaccino anti-Covid “abbiamo fatto un super lavoro per estrarre i pazienti vulnerabili. Il nostro database può andare incontro alle esigenze, ma serve del personale amministrativo nel compilare perché altrimenti – conclude – sono dati parzialmente completi e poco utilizzabili”.