Vai al contenuto

Covid: biologo che ha battezzato Kraken, ‘non volevamo spaventare, nome appropriato’

Roma, 10 gen. (Adnkronos Salute) – ‘Kraken’ è l’ultima arrivata, ma prima di questa variante Omicron ci sono state ‘Gryphon’, ‘Centaurus’, ‘Cerberus’, ‘Typhon’, e tanti altri soprannomi suggestivi in tre anni di pandemia. Dietro questo esercizio di rendere più popolari i nomi delle mutazioni di Sars-CoV-2, spesso collegando l’operazione al tasso di rischio ipotizzato, c’è una comunità internazionali di scienziati che si confronta sui social, soprattutto su Twitter, rilanciando sequenziamenti, studi e analisi.

“I soprannomi delle varianti sono un modo per colmare in modo informale il ‘vuoto’ rispetto alla metodologia delle lettere greche (Alpha, Delta, Omicron) scelto dall’Oms, ed evidenziare una manciata di varianti di cui le persone stanno discutendo. La maggior parte dei nomi non è stata scelta per spaventare, e così Kraken. E’ il nome di una squadra di hockey o di una marca di rum, il fatto che ci fosse anche una creatura mitologica con quel nome sembrava abbastanza appropriato per Xbb.1.5”, spiega all’Adnkronos Salute T. Ryan Gregory, professore del Department of Integrative Biology dell’University of Guelph (Ontario), uno degli scienziati più attivi sul fronte delle varianti e il ‘padre’ del soprannome ‘Kraken’ della sottovariante Omicron Xbb.1.5.

“Abbiamo trovato utile utilizzare dei soprannomi per le varianti di particolare interesse e li usiamo da diversi mesi – prosegue Gregory – Ad agosto 2022 ho suggerito di guardare alle creature mitologiche dell’antica Grecia, che avrebbero dovuto seguire il sistema formale di denominazione delle lettere greche. Kraken non arriva dall’universo dell’antica Grecia ma è una creatura marina mitologica che le persone riconoscono e Xbb.1.5 si è sicuramente guadagnata un soprannome per le sue caratteristiche uniche. Anche le altre varianti della stessa famiglia avevano già soprannomi: Xbb è Gryphon e Xbb.1 è Hippogryph”. Nel primo anno di pandemia l’Oms ha stabilito di utilizzare come sistema di identificazione delle varianti le lettere greche insieme alla nomenclatura Pango, “ma questo andava bene quando avevamo varianti molto diverse – precisa il biologo – Ora abbiamo più di 650 sottovarianti, tutte ancora chiamate Omicron. C’è un sorta di ‘zuppa’ di varianti che circolano tutte contemporaneamente in varie località. Ecco allora che i soprannomi aiutano a far capire cosa ci troviamo di fronte”.