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Scatto involontario mentre ci si addormenta: cos’è la mioclonia ipnica

scatti nel sonno

Capita a molti: proprio mentre ci si rilassa e il corpo si prepara al riposo, un improvviso scatto nel sonno interrompe il momento di tranquillità. Si tratta di una contrazione muscolare rapida, spesso percepita come una vera e propria caduta o un movimento brusco che risveglia di colpo. Questo fenomeno, noto come mioclonia ipnica, non è raro e riguarda una buona parte della popolazione, anche se non sempre viene riconosciuto come qualcosa di benigno. Comprendere di cosa si tratta, quali possono essere le cause e quando conviene prestare maggiore attenzione aiuta a vivere più serenamente l’esperienza e a distinguere i casi comuni da quelli che meritano un approfondimento medico.

Che cosa sono gli scatti nel sonno

Gli scatti nel sonno sono contrazioni involontarie e improvvise dei muscoli che avvengono solitamente nella fase di addormentamento. Sono simili a piccoli “sussulti” che interessano soprattutto gli arti, ma possono coinvolgere anche l’intero corpo. In alcuni casi sono accompagnati dalla sensazione di precipitare nel vuoto, motivo per cui molte persone si svegliano di soprassalto e con il cuore accelerato. La mioclonia ipnica, questo il termine scientifico, rientra tra le cosiddette parasonnie, cioè disturbi minori del sonno che non compromettono seriamente la salute. Tuttavia, la loro frequenza o intensità può generare ansia e alterare la qualità del riposo.

Un improvviso scatto nel sonno può sorprendere proprio nel momento in cui ci si addormenta

Perché accadono

Le cause degli scatti nel sonno non sono ancora del tutto chiarite, ma gli studiosi li collegano al passaggio fisiologico tra veglia e sonno. In questa fase, il cervello riduce gradualmente l’attività elettrica, ma alcune aree nervose possono inviare segnali improvvisi ai muscoli, provocando il movimento. Alcune ricerche suggeriscono che si tratti di un residuo evolutivo: l’organismo interpreta il rilassamento muscolare come una perdita di equilibrio, reagendo con uno scatto per “prevenire la caduta”. Altri fattori che possono favorirli includono lo stress, la caffeina, la stanchezza accumulata e l’attività fisica intensa nelle ore serali. Anche la deprivazione di sonno o un ritmo sonno-veglia irregolare possono rendere questi episodi più frequenti.

La mioclonia ipnica è un fenomeno comune e nella maggior parte dei casi innocuo

Quando diventano più frequenti

Gli scatti nel sonno si manifestano con maggiore probabilità in periodi di affaticamento o quando si attraversano momenti di particolare tensione emotiva. Anche l’uso eccessivo di dispositivi elettronici prima di dormire, con la loro esposizione alla luce blu, può interferire con i cicli naturali del sonno e aumentare la possibilità di mioclonie. Non bisogna però confonderli con altri disturbi del movimento notturno, come la sindrome delle gambe senza riposo o i movimenti periodici degli arti, che seguono schemi diversi e possono avere un impatto clinico più significativo. La mioclonia ipnica, al contrario, è nella maggior parte dei casi un fenomeno fisiologico e non richiede alcun trattamento specifico.

Stress e stanchezza sono tra i fattori che rendono più frequenti gli scatti notturni

Differenza tra scatti nel sonno e altre condizioni

Un aspetto importante è distinguere la mioclonia ipnica da altre condizioni neurologiche. Esistono infatti forme di mioclonia patologica associate a epilessia, malattie neurodegenerative o lesioni del sistema nervoso. In questi casi, gli scatti non si verificano soltanto al momento dell’addormentamento, ma possono comparire anche durante la veglia e presentarsi con una frequenza molto elevata. Per questo, quando gli scatti nel sonno diventano quotidiani, dolorosi o si accompagnano ad altri sintomi come difficoltà motorie, tremori persistenti o perdita di coscienza, è consigliabile rivolgersi a un medico. Nella maggior parte delle persone, però, si tratta di semplici episodi transitori, senza conseguenze cliniche.

Alcuni scatti nel sonno sono accompagnati dalla sensazione di cadere nel vuoto

Il legame con lo stile di vita

Il modo in cui viviamo le giornate influisce direttamente sulla qualità del riposo e sulla probabilità di sperimentare scatti nel sonno. Abitudini come consumare caffè, tè o bevande energetiche nelle ore serali aumentano l’attivazione del sistema nervoso, favorendo le contrazioni muscolari involontarie. Anche l’assunzione di alcol può interferire con le fasi del sonno, rendendo gli scatti più frequenti. Allo stesso tempo, lo stress quotidiano e l’ansia sono tra i fattori più riconosciuti: il corpo, non riuscendo a rilassarsi in modo graduale, reagisce con scosse improvvise. Creare una routine serale più equilibrata può ridurre sensibilmente la comparsa di mioclonie ipniche.

Routine serali regolari e un ambiente rilassante aiutano a ridurne la comparsa

Strategie per ridurli

Pur essendo un fenomeno generalmente benigno, ci sono piccoli accorgimenti che aiutano a diminuire la frequenza degli scatti nel sonno. Andare a dormire sempre alla stessa ora, ridurre l’uso degli schermi prima di coricarsi, favorire un ambiente buio e silenzioso e dedicarsi a pratiche rilassanti come la lettura o la respirazione profonda sono strategie utili. Anche lo stretching leggero o una doccia calda prima di dormire possono agevolare il rilassamento muscolare. Se gli episodi sono molto fastidiosi, un confronto con il medico di base o con uno specialista del sonno può chiarire se ci sia bisogno di ulteriori indagini o semplicemente di modificare lo stile di vita.

Quando gli episodi diventano quotidiani è importante parlarne con un medico

Quando preoccuparsi davvero

Nonostante la loro diffusione, gli scatti nel sonno possono spaventare chi li sperimenta per la prima volta. Tuttavia, la regola generale è che la mioclonia ipnica non rappresenta un pericolo. La preoccupazione nasce quando gli scatti diventano quotidiani, interrompono costantemente il riposo o si associano a sintomi più complessi, come movimenti incontrollati anche di giorno, rigidità muscolare o perdita di memoria. In questi casi, è sempre meglio un approfondimento medico, soprattutto per escludere patologie neurologiche. Per la grande maggioranza delle persone, invece, basta sapere che si tratta di un fenomeno normale e temporaneo per ritrovare la serenità.

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