Vai al contenuto

Musica per alleviare le sofferenze del corpo e dell’anima: da alcune settimane, negli Hospice di Forlimpopoli e Dovadola

Fra le tante cose che “una musica può fare”, c’è sicuramente alleviare le sofferenze del corpo e dell’anima, regalando qualche ora di sollievo ai malati. E’ quanto stanno sperimentando, da circa un mese e mezzo, i pazienti ricoverati negli Hospice di Forlimpopoli e Dovadola, dove, una volta la settimana, vengono proposti incontri di musicoterapia. Grazie all’impegno del Rotary club e dell’Associazione “Amici dell’Hospice”, infatti, la dott.ssa Donatella Calanchi, musicista e musicoterapista, offre agli ospiti delle due strutture un tempo ed uno spazio di incontro basato sul suono e la musica, nonché la possibilità di sperimentare esperienze sonoro-musicali, coinvolgendo in prima persona i degenti.

«Esistono diversi studi che dimostrano come la musica abbia un effetto rilassante, e contribuisca ad aumentare la soglia del dolore – commenta il dott. Marco Maltoni, direttore dell’U.O. Cure Palliative-Hospice dell’Ausl di Forlì – anche i riscontri che stiamo avendo sono positivi, i pazienti sono assai soddisfatti di questa iniziativa». A confermarlo sono due signore ricoverate all’Hospice di Forlimpopoli: «E’ stata davvero un’esperienza indimenticabile. La musicoterapista è molto dolce, ha una voce melodiosa, riesce a parlare con la musica. Inoltre, ci ha permesso di provare vari strumenti, e ci ha fatto ascoltare anche canzoni di una certa epoca, come quelle di Claudio Villa e Orietta Berti, che amiamo ma raramente ci capita di sentire. Per un’ora non abbiamo pensato ad altro, ci siamo distratte dai nostri problemi, stando decisamente meglio. Non credevamo di poter avere una simile opportunità, è stata una piacevole sorpresa».

Anche per Donatella Calanchi, violinista laureata al Conservatorio di Cesena e poi specializzatasi in musicoterapia attraverso l’associazione “Music Space Italy” di Bologna, quella in Hospice è un’esperienza nuova. «Da quasi due anni conduco l’attività musicoterapica nel reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna – spiega – dapprima ho svolto esperienze di tirocinio in musicoterapia in diversi contesti, presso la Casa dei Risvegli “Luca De Nigris” di Bologna, in Case di riposo, in Centri Diurni socio-riabilitativi, ma in Hospice è la prima volta. La musicoterapia richiede un approccio peculiare: di norma, il musicista è concentrato sullo strumento che suona, sulla musica che esegue, in questo caso, invece, l’attenzione è rivolta ad instaurare una relazione terapeutica col paziente, entrare in empatia con lui. La musicoterapia vuole offrire una modalità di espressione diretta, immediata, autentica, aprendo una via là dove con le parole è difficile arrivare». Negli incontri emergono gli interessi e i gusti musicali, le possibilità di interazione e la disponibilità o meno da parte dei pazienti a sperimentare strumenti musicali, contenuti che la musicoterapista propone poi di elaborare musicalmente, attraverso le tecniche a disposizione, come scelta di brani e canzoni da ascoltare o cantare, musiche registrate o suonate dal vivo, improvvisazioni musicali, creazione di testi e musiche. «Appena entro in una stanza, mi concentro su ciò di cui la persona ha bisogno, cerco di prendermi cura della sua musica – prosegue – con me porto violino, chitarra, xilofono, vari strumenti a percussione, come sonagli e tamburo dell’Oceano, e un lettore cd, per sperimentare anche l’ascolto di brani musicali e canzoni che il paziente sceglie secondo le proprie preferenze, utilizzando la musica per ripercorrere la propria storia, richiamando ricordi e vissuti positivi; molto importante è l’interazione: quasi tutti partono affermando di non essere in grado di suonare nulla, poi, però, provano e superano quest’idea, facendo musica insieme a me: per loro, è un modo importante di recuperare abilità, accedere alle proprie risorse, e sentirsi, così, rivalutati». Uno spazio importante è affidato all’improvvisazione. «Cerco di modulare le sedute in base a chi ho davanti, riconoscere e cogliere lo stile espressivo e comunicativo di ogni persona, selezionando e usando il “materiale sonoro” in funzione dell’evolversi di una relazione in cui sia possibile prendersi cura ed ascoltare i bisogni del paziente. Spesso le persone ricordano musiche, canzoni, e le invito a inserire i propri pensieri, le loro parole sul flusso di una melodia, così da offrire loro la possibilità di esprimersi, di comunicare in modo protetto, sicuro, quello che stanno  provando, le loro emozioni, l’opportunità di condividere i propri vissuti, di raccontarsi, di esternare le proprie rabbie e paure. Talvolta, quando sono presenti anche i familiari, si creano momenti di profonda vicinanza, commozione ed empatia».

Le sedute di musicoterapia si svolgono il mercoledì pomeriggio a Forlimpopoli, e il giovedì a Dovadola.

Argomenti