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Svezzamento precoce: quali sono i rischi?

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Lo svezzamento precoce è un tema che suscita molte domande e preoccupazioni tra i genitori di neonati. Il processo di introduzione dei cibi solidi nella dieta di un bambino è un passaggio importante nella crescita, ma è fondamentale farlo al momento giusto per evitare rischi per la salute.

In questo articolo, esamineremo cosa significa svezzamento, quando si può considerare precoce, e quali sono i potenziali rischi associati a questa pratica. Scopriremo anche come capire se il tuo bambino è pronto per lo svezzamento e quali sono le linee guida dell’OMS a riguardo.

Che cos’è lo svezzamento?

Lo svezzamento o divezzamento è il processo mediante il quale un bambino passa dall’allattamento esclusivo, con latte materno o artificiale, all’introduzione graduale di cibi solidi nella sua dieta.

Oggi, questo termine è da considerarsi “superato”, in quanto indica l’eliminazione del cosiddetto “vizio del latte”. Si parla più correttamente di alimentazione complementare, poiché l’introduzione di cibi solidi va a completare la dieta del bambino e non si sostituisce al latte prima di una certa età.

Anche dopo l’inizio dell’alimentazione complementare, il latte continua a rappresentare l’alimento principale della dieta. Dai 6 ai 9 mesi di vita il latte copre circa il 70-75% del fabbisogno calorico quotidiano del bambino e dai 9 ai 12 mesi circa il 50%.

Solitamente, questo processo inizia dopo il raggiungimento dei sei mesi di età, quando il sistema digestivo del bambino può considerarsi sufficientemente sviluppato per digerire cibi solidi. Questa considerazione vale anche quando si tratta di offrire l’acqua ai neonati, che non va introdotta nella dieta prima dell’inizio dell’alimentazione complementare.

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Lo svezzamento o alimentazione complementare indica il passaggio dall’allattamento esclusivo all’introduzione dei cibi solidi nella dieta

Quando si parla di svezzamento precoce?

Lo svezzamento precoce si verifica quando l’introduzione di cibi solidi nella dieta di un neonato avviene prima della fine del sesto mese di vita e prima che quest’ultimo abbia manifestato determinati requisiti.

Offrire cibi solidi troppo presto comporta un cambiamento significativo nelle abitudini alimentari del neonato ed è necessario fare in modo che sia un processo naturale e graduale.

Ma perché si svezza precocemente?  La tendenza ad affrettare i tempi può essere ricondotta a diverse ragioni, tra cui la convinzione errata che il bambino sia pronto per i solidi, la pressione sociale e talvolta su indicazione inesatta da parte di pediatri non aggiornati sul piano della nutrizione infantile.

Quando si può anticipare lo svezzamento?

Le organizzazioni sanitarie di rilevanza internazionale, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il Fondo per l’Infanzia delle Nazioni Unite (UNICEF) e la SIP (Società Italiana di Pediatria), concordano sull’importanza del latte materno (o formulato) come alimento ottimale ed esclusivo per i bambini fino a sei mesi di età. Di conseguenza, l’inizio dello svezzamento prima del completamento del sesto mese non è raccomandato. Anticipare lo svezzamento senza una valida ragione può comportare rischi per la salute del bambino.

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Si parla di svezzamento precoce quando si somministra cibo al bambino prima dei sei mesi di vita o se non ha ancora i requisiti per lo svezzamento

Cosa succede se si inizia lo svezzamento troppo presto?

Uno svezzamento precoce, dunque, può avere conseguenze negative sulla salute del bambino. Il suo apparato digerente potrebbe non essere pronto a processare cibi solidi, il che potrebbe portare a problemi di digestione, irritabilità, malnutrizione e altri disturbi a breve e a lungo termine.

È interessante notare che l’abitudine dello svezzamento precoce si è diffusa circa 30-40 anni fa, i bambini si svezzavano intorno ai 4-5 mesi di vita, e questo ha suscitato un interesse nella comunità scientifica riguardo all’impatto di tale pratica sulla salute dei bambini.

La ricerca ha rivelato che uno svezzamento precoce può comportare diverse problematiche. Tra le complicazioni più comuni si annovera un aumento del rischio di:

  • intolleranze e allergie alimentari;
  • condizioni come l’asma e la dermatite atopica;
  • sviluppare sovrappeso e obesità;
  • sviluppare il diabete di tipo II;
  • insorgenza di tumori;
  • problemi di stipsi e colon irritabile;
  • maggiore vulnerabilità alle infezioni.
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Uno svezzamento precoce aumenta il rischio di sviluppare problemi di salute sia in età pediatrica, sia in età adulta

Svezzamento: linee guida OMS

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fornisce linee guida importanti per lo svezzamento. Secondo l’OMS, il momento ottimale per iniziare lo svezzamento segue i sei mesi di età, quando il bambino presenta tutti i requisiti per passare al cibo solido (che a breve elencheremo).

Questo periodo offre al bambino il tempo necessario per lo sviluppo del sistema digestivo e di deglutizione e per godere dei benefici di un adeguato apporto di nutrienti provenienti dal latte materno o artificiale.

Anche quando il bambino avrà superato la fase dello “svezzamento”, l’interruzione dell’allattamento, materno o formulato, non è da considerarsi indicata prima dei due anni di età (ma anche oltre) e va valutata caso per caso in base alle esigenze della mamma e del bambino. L’OMS consiglia infatti di proseguire l’allattamento almeno fino ai due anni di età, ove possibile.

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Se il bambino ha meno di sei mesi, non sta seduto eretto, non ha perso il riflesso di estrusione e non manifesta interesse verso il cibo, non è ancora pronto

Come capire se il bambino è pronto per lo svezzamento?

Come abbiamo visto, le indicazioni suggeriscono di iniziare l’introduzione di cibi solidi intorno al sesto mese di vita del bambino, ma va ricordato che ogni bambino potrebbe avere bisogno di tempistiche differenti.

Pertanto, raggiunti i sei mesi, non bisogna affrettarsi, ma osservare i comportamenti per individuare i segnali che il bambino stesso ci invia quando è pronto a mangiare. In condizioni normali, per iniziare l’alimentazione complementare sono necessari tutti i seguenti requisiti:

  1. Capacità di stare seduto autonomamente e con la testa eretta: per nutrirsi in sicurezza, il bambino deve essere in grado di sedersi su un seggiolone e mantenere la posizione in modo stabile con schiena e collo eretti (sempre legato con le cinture di sicurezza del seggiolone). Questo requisito è fondamentale per evitare il rischio di soffocamento, anche se si somministrano alimenti frullati.
  2. Perdita del riflesso di estrusione: il riflesso di estrusione, presente in tutti i bambini fino ai 6-7 mesi, consiste nel far fuoriuscire ripetutamente la lingua dalla bocca quando un oggetto o un cibo si avvicinano alle labbra del bambino. La sua scomparsa segna il passaggio dallo schema di deglutizione tipico del neonato, anatomicamente ideale per la suzione, allo schema di deglutizione del lattante, ossia predisposto a imparare la masticazione. Per imparare a masticare non è necessario che siano spuntati i primi dentini. La presenza del riflesso di estrusione è una forma di protezione naturale contro il soffocamento, pertanto si sconsiglia l’offerta di cibo solido finché questo riflesso non scompare del tutto.
  3. Interesse verso il cibo: i bambini che si approcciano al cibo per la prima volta, non andrebbero imboccati, ma dovrebbero manifestare un interesse spontaneo ad assaggiare o afferrare gli alimenti, oppure un interessamento e una certa curiosità verso quello che gli adulti mangiano intorno a loro.
  4. Genitori formati: uno dei requisiti per iniziare l’alimentazione complementare non riguarda i bambini, ma i genitori. È sempre consigliabile frequentare un corso accreditato per imparare le manovre di disostruzione e di primo soccorso pediatrico, oltre che studiare accuratamente i tagli sicuri (di verdure, pane, pasta ecc.), le cotture e piccole nozioni generali importanti per introdurre il cibo ai bambini in massima sicurezza.

Una volta che il bambino possiede tutti questi requisiti si può iniziare a offrire cibo solido, se ne manca anche solo uno vuol dire che il bambino non è ancora pronto e si sta iniziando uno svezzamento precoce. Ricordiamo che il latte (materno o artificiale) rimane l’alimento principale e va offerto sempre a richiesta.

L’inizio dell’alimentazione complementare è un momento di scoperta e di training, non è dunque finalizzato a far consumare al bambino pasti interi o grandi quantità di cibo, ma a offrirgli tutti gli strumenti per imparare a mangiare e ad autoregolarsi. I bambini possiedono, infatti, un grande istinto di autoregolazione per soddisfare i segnali di fame e sazietà, un istinto che si tende a perdere molto facilmente se si viene forzati a consumare più cibo di quello che effettivamente si necessita o se si è esposti a uno svezzamento precoce.

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Il modo migliore per evitare lo svezzamento precoce è quello di seguire i tempi del bambino, adeguando l’organizzazione familiare

Svezzamento classico o autosvezzamento?

Il dibattito tra svezzamento classico e autosvezzamento ruota attorno alla metodologia di introduzione dei cibi solidi nella dieta del bambino. Nell’autosvezzamento, il bambino viene esposto fin da subito ai cibi consumati dalla famiglia, purché siano tagliati e cucinati in modo sicuro. Questo approccio promuove l’autonomia del bambino e la sua capacità di sperimentare con varie consistenze e gusti, accelerando il processo di apprendimento legato all’alimentazione.

Nell’autosvezzamento, il bambino decide quanto e cosa mangiare, e la famiglia condivide il pasto con lui consumando gli stessi piatti, si cucina per tutti la stessa cosa. Inoltre, questo metodo favorisce un primo contatto con il cibo maggiormente sensoriale e conviviale, oltre ad essere un’ottima occasione per migliorare le abitudini alimentari di tutta la famiglia.

Nello svezzamento classico, invece, il cibo si offre frullato, grattugiato oppure omogeneizzato e il bambino viene imboccato direttamente dai genitori. Questo metodo offre meno autonomia al bambino e presenta meno opportunità di scoperta del cibo. Se si sceglie lo svezzamento classico, è importante fornire al bambino solo gli assaggi che gradisce, evitando di forzarlo a finire tutto il piatto.

Entrambi gli approcci presentano vantaggi e criticità da prendere in considerazione, e la scelta tra di essi dovrebbe basarsi sulle esigenze e preferenze individuali della famiglia.

In entrambi i metodi, è fondamentale rispettare i tempi del bambino per non iniziare uno svezzamento precoce e prestare attenzione alla sua sicurezza durante l’introduzione dei cibi solidi. Inoltre, è necessario informarsi riguardo ai cibi vietati o sconsigliati per l’età del bambino e offrire una dieta equilibrata e sana che supporti adeguatamente la crescita e lo sviluppo.

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