Roma, 20 lug. (Adnkronos Salute) – La policitemia vera può avere un andamento diverso da persona a persona: alcuni pazienti riescono a convivere con la neoplasia mieloproliferativa cronica, altri ne subiscono il forte impatto a causa dei sintomi, in particolare mal di testa, difficoltà a concentrarsi e fatigue, che incidono pesantemente sul lavoro, qualità del sonno e vita sociale. Non a caso molti studi dimostrano che tali disturbi spesso obbligano i pazienti a cambiare i loro progetti di vita. Oggi grazie alle terapie, fra cui quelle che inibiscono il gene Jak2 che risulta mutato nel 95-98% dei pazienti, è possibile migliorare la qualità di vita a patto però di seguire anche alcune facili regole. E’ quanto riporta un articolo pubblicato su Alleati per la Salute (www.alleatiperlasalute.it), portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.
La prima regola – si legge – è quella che prevede il movimento: è importante fare dell’attività fisica, anche moderata, purché sia costante. In questo modo migliora il tono dell’umore e diminuisce il rischio cardiovascolare. L’unica accortezza è prestare attenzione al rischio di traumi che potrebbero causare emorragie. Per questo motivo vanno evitati gli sport e le discipline che comportano contatto fisico. In generale, sono sufficienti 30 minuti di camminata veloce al giorno per avere dei benefici. La seconda raccomandazione, secondo gli esperti, è evitare il fumo di sigaretta poiché aumenta il rischio di trombosi e di eventi cerebrovascolari. Quindi tenere sotto controllo il proprio peso ponderale anche grazie a una dieta equilibrata, che consenta così di migliorare anche parametri come il colesterolo. Infine, contro il prurito che è un altro dei sintomi più invalidanti, il consiglio è quello di lavarsi con acqua fredda (o al limite tiepida) e asciugare la pelle tamponando (anziché strofinando).
La policitemia vera – si ricorda nell’articolo – può evolvere in altre forme di malattia del sangue: in 10 anni, una percentuale variabile dal 5 al 20% dei pazienti sviluppa mielofibrosi secondaria, una condizione in cui nel tessuto midollare si formano delle fibre che ne modificano l’architettura, tanto che le cellule del sangue risultano alterate nel numero e nella forma. Più rara, ma possibile, è l’evoluzione in leucemia mieloide acuta, una patologia seria che necessita di un intervento terapeutico tempestivo. L’aspettativa di vita di chi si ammala di policitemia è in media di 14 anni dalla diagnosi, ma è molto più lunga (stimata intorno ai 24 anni) per chi riceve la diagnosi prima dei 60 anni.
L’articolo completo è disponibile su https://www.alleatiperlasalute.it/piu-a-lungo/policitemia-vera-consigli-vivere-meglio.